A un anno e mezzo dall’avvio del reddito di cittadinanza, sono in molti a chiedere un tagliando.
Troppi i poveri esclusi dalla copertura e i non poveri che invece ne beneficiano. E spicca l’assenza di differenziazioni su base regionale.
A distanza di diciotto mesi dall’avvio del reddito di cittadinanza (RdC), o “di ultima istanza” -rivelatosi essenziale per molti nuclei familiari in condizioni di povertà e per un’importante estensione dell’area di intervento del nostro sistema di benefici – paiono decisamente più ampie sia l’area di consenso attorno alla misura sia l’esigenza di migliorarlo, anche alla luce delle evidenze nel frattempo maturate.
I limiti della misura
Guardando all’impianto vigente, appaiono di rilievo, a prescindere dalla loro piena superabilità, i seguenti limiti o paradossi di inefficace allocazione:
1) Il RdC è uno strumento di contrasto alla povertà che lascia fuori per vari motivi la maggioranza dei poveri per come essi vengono definiti dall’Istat (in base cioè alla spesa delle famiglie) o da altri studiosi ed enti anche a livello internazionale (in base cioè a una quota del reddito equivalente mediano, sempre definito a livello familiare).
Ciò deriva dai requisiti di accesso troppo stringenti sulla residenza in Italia degli extracomunitari; da un ruolo abnorme del patrimonio posseduto come requisito a sé stante ed aggiuntivo rispetto a un reddito familiare che già computa le quote da patrimonio (sebbene con dei limiti, primo tra tutti la sostanziale assenza del reddito da prima casa); infine da una scala di equivalenza molto lontana da quelle che considerano le economie di scala intrafamiliari su basi scientifiche e che svantaggia notevolmente le famiglie numerose, dove si annidano le principali sacche di povertà … leggi tutto