Alcuni grandi paesi sviluppati hanno avviato una riapertura regolata e selettiva dei canali d’immigrazione per lavoro, anche a media qualificazione.
L’Italia dovrebbe seguire il loro esempio. Dal Festival della migrazione arrivano tre proposte in merito.
Una nuova politica dell’immigrazione
Guardare al dopo-pandemia, preparare il rilancio del nostro paese, misurarsi con la sfida di costruire un’Italia più giusta e inclusiva, significa porsi, tra le altre, la questione di impostare nuove politiche dell’immigrazione. Ci sta provando in questi giorni da Modena il Festival della migrazione, giunto alla quinta edizione.
L’agenda proposta dagli organizzatori, sotto la guida del presidente Romano Prodi e del portavoce Edo Patriarca, affronta diversi temi della variegata problematica dell’incontro tra la nostra società e la popolazione di origine straniera.
Vorrei qui concentrare l’attenzione su un aspetto di cruciale rilievo: la politica degli ingressi per lavoro. Archiviata o quasi la stagione del salvinismo e dei suoi decreti (in)sicurezza, parzialmente tamponata l’espansione dei soggiornanti irregolari con l’ennesima (ma limitata) sanatoria, non è stato ancora trovato il coraggio politico per individuare canali ordinati e trasparenti per regolamentare l’accesso in Italia dei lavoratori necessari al sistema economico e alle famiglie.
I decreti flussi reiterati ogni anno, senza una programmazione pluriennale dei fabbisogni, si limitano a consentire l’ingresso di 30.850 lavoratori, perlopiù stagionali (18 mila), oppure appartenenti a categorie molto specifiche: investitori, promotori di start-up, artisti e altri. Tra l’altro, se si vuole limitare il ricorso improprio al canale dell’asilo, oltre che i rischiosi viaggi della speranza attraverso il deserto e il mar Mediterraneo, si dovrebbe incrementare l’offerta di opportunità di ingresso legale. Lo stesso ragionamento vale per i rimpatri: i paesi di origine andrebbero coinvolti con quote più incentivanti di ingressi legali.
Le soluzioni del Festival della migrazione
L’agenda del Festival della migrazione propone al dibattito tre soluzioni che meritano di essere considerate seriamente.
La prima riguarda il rilancio della programmazione di quote realistiche d’ingresso per lavoro. Si potrebbe aggiungere, riprendendo una proposta del Cnel, di valutare le candidature con un sistema a punti, ispirandosi al modello canadese, e premiando chi dimostra di possedere qualificazioni professionali richieste (per esempio, in campo sanitario), conosce la lingua italiana, ha parenti in Italia che possano accompagnarlo nel percorso d’integrazione sociale … leggi tutto