Si può rileggere, o leggere, I benandanti seguendo tracce diverse e con diversi atteggiamenti, ma in nessun caso si riuscirà a restare indifferenti.
Le vicende raccontate in questo libro risalgono a circa cinquecento anni fa, e sono la ricostruzione di veri processi dell’Inquisizione sulla base dei loro stessi verbali. La novità di questo libro sta nell’essere stato davvero una novità: la prima edizione (Einaudi) risale al 1966. Il formaggio e i vermi, forse il frutto più noto di questo lungo e ostinato lavoro certosino, verrà circa dieci anni dopo. La geografia di queste vicende è sempre la stessa, e certo non a caso: il bellissimo paesaggio friulano.
Come il mugnaio Domenico Scandella detto Menocchio, mandato a morte dall’Inquisizione alla fine del ‘500, anche le strane figure dei benandanti entrano a pieno titolo nella Storia. Certo, li vediamo filtrati dalla verbalizzazione dell’accusatore, ma leggendo si avverte il suono della verità, o quel che crediamo sia verità.
È un po’ quel che succede nelle traduzioni da lingue lontane: a volte ottime a volte pessime, lasciano filtrare comunque (anche miracolosamente) lo spirito dell’opera originale. Ginzburg accenna, introducendo la nuova edizione, alle critiche ricevute da altri storici, peraltro accogliendole in toto con la scelta di non cambiare nulla. Avrebbe potuto spostare l’accento e l’attenzione sugli Inquisitori, illuminare anche loro, cercare di spiegarli, complicare il punto di vista. Insomma sarebbe stato un altro libro ma, credo giustamente, l’attenzione dell’autore è restata sulle vittime.
I carnefici sono impliciti nella trascrizione e nella presenza oggettiva delle loro sentenze inoppugnabili. Nei racconti che leggiamo ci sono ampie zone d’ombra. Il rigore filologico della trattazione non cerca di ricostruirle arbitrariamente, formula semplicemente delle ipotesi.
Personalmente trovo di grande interesse questo particolare, che emerge con chiarezza negli interrogatori: la ricorrenza degli angeli. I benandanti hanno a che fare con gli angeli, proprio quelli dei quadri coevi che ci vengono in mente: un angelo del Lotto, per esempio, che però anziché presentarsi con un giglio offre rami fustiganti di finocchio.
Un angelo guerriero, perché è lui che invita i benandanti all’adunata notturna contro streghe e stregoni … leggi tutto