di Ismail Einashe, Bbc News, Regno Unito (Traduzione di Giusy Muzzopappa)
Sui monti della Sicilia una donna nigeriana si batte per salvare le sue concittadine che, come lei, sono state vittime di tratta e costrette a prostituirsi.
A gennaio Osas Egbon ha aperto sull’isola una casa rifugio, la prima di questo genere creata da e per le donne nigeriane. Attualmente ospita quattro giovani che hanno una ventina d’anni, una delle quali con un bambino. Entro la fine dell’anno dovrebbero arrivarne altre due.
In un caldo pomeriggio di settembre ho guidato fino al paesino sonnacchioso in cui si trova la casa rifugio, lontano dal capoluogo dell’isola, Palermo, così che le donne possano nascondersi da coloro da cui stanno scappando.
È una casa tipica dei paesini siciliani, con una grande cucina e un terrazzo con vista sulle colline verdeggianti. Ogni donna ha una stanza tutta per sé, ma il bagno e la cucina sono in comune. Egbon ha ricevuto la casa in comodato d’uso da un amico italiano.
Molti italiani vogliono aiutare le donne nigeriane, racconta. Ma in un periodo in cui aumentano i sentimenti anti immigrati, ce ne sono altri che invece non ne vogliono sentire parlare.
Omicidi orribili
Ho incontrato la prima volta Egbon nel 2018, tre anni dopo che insieme ad altre donne nigeriane aveva fondato l’organizzazione Donne of Benin City, che sostiene le donne vittime di tratta, la maggioranza delle quali provengono dallo stato nigeriano di Edo, la cui capitale è Benin City.
Egbon è stata vittima di tratta 18 anni fa, quando ha lasciato la sua città di origine ed è stata costretta a prostituirsi. È riuscita a ripagare il debito con i trafficanti e ora vive con la sua famiglia a Palermo, ma è fermamente determinata a impedire che altre vivano la stessa esperienza … leggi tutto