Nell’ultima edizione del Prix Italia, rassegna internazionale organizzata dalla Rai,
che riunisce annualmente, dal 1947, radio e televisioni da tutto il mondo, ha vinto, nella sezione dedicata al “radio documentario e reportage” una produzione italiana: Labanof. Corpi senza nome di Fabiana Carobolante, Daria Corrias, Giulia Nucci e Raffaele Passerini, con la cura di musica e suono di Riccardo Amorese.
L’Italia aveva vinto il medesimo premio solo due anni prima, nel 2018, con Il sottosopra di Gianluca Stazi e Giuseppe Casu (Tratti documentari). Per trovare un altro precedente però bisognava fare un salto indietro nel tempo di sessant’anni, a Clausura di Sergio Zavoli (1958), e al periodo eroico del documentario radiofonico italiano.
Questi riconoscimenti arrivano dopo che, negli ultimi anni, la produzione italiana di documentari radiofonici e audio ha cercato, con inaspettati slanci creativi e un ostinato e costante lavoro di ricerca, di ridurre il divario con gli altri paesi europei. In maniera inizialmente sotterranea una nuova generazione di autori, registi e sound designer ha cominciato a entrare in contatto con esperienze straniere, soprattutto nel momento in cui è esploso il “podcast”, non solo come possibilità tecnica di salvare un file audio in un server e quindi di inaugurare una sorta di radio “a richiesta”, ma proprio come nuovo genere narrativo, con regole e caratteristiche specifiche.
Merito anche di tante piccole realtà e autori indipendenti che si sono inventati un percorso e hanno cominciato a costruire reti, tramite web radio, festival, associazioni (per capire cosa si muove nella produzione dell’audiodocumentario, vedere qui) e varie iniziative: da Radio Papesse e il festival Lucia di Firenze (prossima edizione 12-13 dicembre) a Helicotrema (festival itinerante, ultima edizione a Modena, lo scorso settembre), alla rassegna Mondoascolti, a cura di Jonathan Zenti, al festival di «Internazionale» a Ferrara, a The School of Radio e Usmaradio di Roberto Paci Dalò a San Marino … leggi tutto