di Neha Deopa e Piergiuseppe Fortunato
La seconda ondata di Covid-19 ha riaperto il dibattito fra chi vorrebbe concentrarsi solo sul contenimento del virus e chi invece pensa si debbano limitare le già forti ricadute sul tessuto economico.
Ma è un dualismo che i dati sembrano smentire.
La fatica da lockdown
La seconda ondata di Covid-19 ha indotto i paesi europei ad adottare nuove misure volte a contenere il tasso di contagio tramite la riduzione della mobilità individuale e dunque dell’attività economica. Queste misure non sono prive di costi e, proprio come durante il “great lockdown“ dello scorso marzo, mettono a dura prova il tessuto economico e sociale, specie le piccole imprese e le famiglie meno abbienti.
Questa volta però il sostegno per le misure adottate dai vari governi è meno convinto. Il protrarsi delle difficoltà economiche e la crescente insofferenza verso le misure di prevenzione, definita da alcuni “pandemic fatigue“ (“fatica da pandemia”), sta alimentando infatti un vivace dibattito sul presunto dualismo tra salute pubblica ed economia.
La gestione della pandemia da parte del consiglio federale svizzero, più restio di altri governi a introdurre misure che riducono le libertà individuali, ad esempio, è stata duramente criticata proprio perché le autorità elvetiche avrebbero scelto di sacrificare (seppur parzialmente) le priorità di salute pubblica pur di tutelare l’economia (e le finanze pubbliche).
In Italia, al contrario, il governo è stato addirittura tacciato di ammazzare l’economia nel tentativo di tutelare la salute dei cittadini.
Il presunto dilemma fra salute ed economia
Ma esiste davvero un dualismo tra salute ed economia? È vero che i paesi i cui sistemi sanitari hanno retto meglio l’urto del virus hanno anche subito perdite economiche più significative, mentre chi ha contenuto i costi economici ha sofferto di più dal punto di vista sanitario? … leggi tutto