di Ugo Fracassa
E quale sogno è stato mai più folle di quello di Theodore Herzl, il grande padre del ritorno alla terra degli antenati? […] Cosa c’è di meglio di un albero per commemorare la sua figura? E poiché Herzl è un grande, anche gli alberi dovranno essere grandi e forti. E tanti. Centinaia e centinaia. Vengono scelti gli ulivi, perché adatti a questa terra.
Forti, frondosi, contorti e ben radicati al suolo, com’era, agli occhi del movimento, il popolo ebraico […] Ma se a piantare tali alberi erano gli arabi non sarebbe diventato un uliveto qualunque, come tutti quelli che crescevano su questa terra? Alcuni di loro, più radicali di altri, strappano alla terra gli ulivi piantati dai vicini arabi e li ripiantano qualche metro più in là.
Si può scegliere di leggere un libro su Israele e la Palestina alla ricerca di ulivi? Delle occorrenze del lemma mediterraneo per eccellenza (ulivo/olivo e derivati lessicali), intendo? Io l’ho fatto, per motivi che qui sarebbe complicato e forse inutile spiegare, smarrendo per di più quella provvisoria chiave di lettura nel momento stesso in cui mi addentravo nell’intrico narrativo del “romanzo”. Ad ogni modo, Viaggio in terra compromessa (Mimesis, 2019), di Chiara Basso Milanesi, è pieno di storie di olivi (e conflitti) secolari, talvolta innescati dalla neutrale presenza dell’arbusto, simbolo di pace veterotestamentario … leggi tutto