Pandemia e cambiamento climatico: solo un ripensamento radicale delle nostre società può proteggere le generazioni future (valigiablu.it)

di  Angelo Romano

“La pandemia è la prova generale di quello che 
ci aspetta con il cambiamento climatico”.

Era stato questo il commento dell’ex direttore del Guardian, Alan Rusbridger, quando lo scorso aprile quasi tutti i paesi del mondo stavano adottando lockdown più o meno radicali nel tentativo di contrastare la diffusione dei contagi in attesa di una cura e di un vaccino e ci si interrogava sulle origini del nuovo coronavirus.

E sono queste le conclusioni cui è giunto il Lancet Countdown 2020, il rapporto annuale redatto da oltre 120 ricercatori (climatologi, geografi, ingegneri, esperti di energia, alimentazione e trasporti, economisti, studiosi delle scienze sociali e politiche, esperti di salute pubblica e medi) di 35 istituzioni accademiche in tutto il mondo che dal 2015 analizza gli effetti del cambiamento climatico sulla salute umana e cerca di proporre soluzioni.

Cambiamento climatico e pandemia sono due crisi convergenti, spiega il rapporto: entrambi ci stanno danneggiando, entrambi sono causati dall’intervento umano sugli ecosistemi, per entrambi gli studi scientifici –muovendosi tra pressioni politiche, industriali, corporative – ci dicono a cosa stiamo andando incontro e quali strategie adottare.

«I fattori coinvolti sono molteplici», spiegava tempo fa Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR-IGM di Pavia. «Cambiamenti climatici che modificano l’habitat dei vettori animali di questi virus, l’intrusione umana in un numero di ecosistemi vergini sempre maggiore, la sovrappopolazione, la frequenza e rapidità di spostamenti delle persone».

Proprio la convergenza tra le due crisi può darci la soluzione per arginare ed evitare il proliferare di future pandemie. “Frenare i fattori determinanti del cambiamento climatico – si legge nel comunicato di lancio dello studio – aiuterà a sopprimere l’emergere e il riemergere di malattie zoonotiche rese più probabili dall’agricoltura intensiva, dal commercio internazionale di animali esotici e dall’invasione umana negli habitat della fauna selvatica, che a loro volta aumentano la probabilità di contatto tra persone e malattie zoonotiche.

L’aumento dei viaggi internazionali e l’urbanizzazione che portano a una maggiore densità di popolazione incoraggiano la rapida diffusione delle zoonosi una volta che si diffondono nella popolazione umana” … leggi tutto

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