int. Paolo Quercia
I pescatori di Mazara sono stati liberati. L’Italia ha pagato un alto prezzo politico: Hftar ha chiesto e ottenuto che fosse Conte ad andarli a prendere
I pescatori di Mazara trattenuti in ostaggio a Bengasi da Khalifa Haftar, leader della Cirenaica, sono stati liberati ieri dopo 108 giorni e hanno ripreso il mare diretti in Sicilia. Una buona notizia per loro e le loro famiglie. Molto meno per la nostra politica e per il ruolo dell’Italia.
Di Maio e Mattarella ringraziano la nostra intelligence, ma resta il fatto, senza precedenti, di un presidente del Consiglio italiano che per la prima volta negozia la liberazione di ostaggi con una entità politica non riconosciuta. È la prova provata che l’Italia non conta più nulla, dice al Sussidiario Paolo Quercia, analista di politica estera e direttore del Cenass. “Haftar ha chiesto un prezzo politico e l’ha ottenuto: l’umiliazione dell’Italia”.
Un dettaglio non marginale. C’è motivo di ritenere che Serraj – che lunedì scorso è stato visto nella hall di un hotel di Roma – fosse al corrente dell’operazione. Quella del governo “è una scelta che modifica la nostra politica estera verso la Libia” osserva Quercia.
Come commenta la liberazione dei pescatori?
Personalmente sono felice e credo che la nostra intelligence abbia fatto un buon lavoro. Ma le modalità con cui questa liberazione è stata ottenuta sono molto atipiche.
Dove sta l’anomalia?
Di solito, l’abbiamo purtroppo visto molte volte negli ultimi anni, i ministri degli Esteri ed i primi ministri attendono gli ostaggi a Ciampino, sotto la scaletta del volo di Stato. Questa volta sono andati ad incontrare di persona il mandante della cattura, un generale leader politico internazionalmente non riconosciuto.
A chi spettava questo compito?
Questo lavoro lo devono fare i servizi con una copertura politica da Roma. E se viene chiesta una copertura politica nelle trattative, deve bastare un sottosegretario. Perché più alzi il livello istituzionale del rapporto e meno conti … leggi tutto