Da qualche mese, le partite di calcio in Europa si svolgono all’interno di stadi che si presentano con le gradinate completamente vuote.
Infatti, a causa della pandemia di Covid-19, gli spettatori non vengono più ammessi negli stadi. Non è la prima volta che questo fenomeno si presenta, ma in passato di solito si verificava occasionalmente e soltanto per ragioni di tipo disciplinare.
Ora invece da mesi le partite di calcio sono prive di spettatori e vengono viste solamente dagli occhi delle telecamere. Le società calcistiche hanno inventato diversi stratagemmi per coprire almeno in parte lo spettacolo desolante delle lunghe file di sedie vuote, ma questi non sono in grado di mascherare completamente l’assenza di uno degli attori sinora fondamentali di una partita di calcio: il pubblico. Le partite però continuano a svolgersi regolarmente e ciò evidenzia con chiarezza che in fondo il sistema del calcio può anche fare a meno del suo pubblico. D’altronde, da tempo le entrate economiche che lo sostengono derivano, più che dai biglietti d’ingresso degli spettatori, dai diritti di trasmissione pagati dalle televisioni.
L’attuale assenza di spettatori nelle partite di calcio ci dice però anche altro. L’ha evidenziato qualche anno fa Jean Baudrillard nel breve saggio Transestetica, che è stato pubblicato nel 1988 dall’editore Giancarlo Politi nel volume La sparizione dell’arte e ripubblicato nel 2012 da Abscondita. Il sociologo francese ha riportato in quel saggio il caso della partita di calcio che si è svolta nel 1987 a Madrid tra il Real Madrid e il Napoli e nella quale il pubblico non era presente a causa di una decisione di tipo disciplinare presa dalle autorità sportive.
A suo avviso, quella partita mostrava chiaramente che si trattava di «un evento reale minimo, talmente minimo che potrebbe non aver avuto luogo affatto, e un’amplificazione massima sullo schermo. Nessuno avrà visto l’incontro, ma tutti ne avranno captato l’immagine. Nessuno ne avrà vissuto le peripezie, ma tutti ne avranno registrato lo svolgimento».
Dunque, si trattava di un evento puramente mediatico e virtuale, ma allo stesso tempo anche di un evento reale per quanto riguarda gli effetti da esso generati nel mondo sportivo e nella cultura sociale. Un evento cioè che continuava a svolgersi come prima, pur avendo cancellato il pubblico che normalmente ne era uno dei protagonisti centrali, con la sua presenza fisica e le sue passioni … leggi tutto