Totò, de Curtis e la Storia (doppiozero.com)

di Massimo Marino

Un illustre storico dell’età contemporanea, 
che si occupa di Totò? Perbacco, a prescindere.

Emilio Gentile, studioso acuto del fascismo, compone una commedia storico-pirandelliana con protagonista il comico, servo di Antonio de Curtis, che alle spalle di quel buffone dal quale si tiene a debita distanza conduce la sua vita principesca di discendente degli imperatori di Bisanzio, chiamando come convitata di pietra la Storia, con la S maiuscola? Quisquiglie? Pinzillacchere?

In questo periodo di teatri chiusi, più delle ambigue e noiosissime consolazioni di streaming, letture online, commedie, drammi, pillole e favole in rete, si è aperto – drammaticamente, certo, per tutta la gente di teatro a spasso o chiusa in casa, colpita duramente nelle economie – uno spazio che forse meglio il silenzio, il pensiero, la lettura possono riempire.

E tra le non molte proposte segnaliamo un libro fuori dai canoni della teatrologia (nome aspro, sempre a rischio di refuso in tetrologia), scritto con levità profonda: Caporali tanti, uomini pochissimi. La storia secondo Totò, pubblicato dagli editori Laterza.

Gentile è nato nel 1946. Quindi fa parte della generazione cresciuta a pane e Totò, in quanto l’attore esplose come fenomeno cinematografico nel 1947 e morì nel 1967, dopo aver partecipato in tutto a 97 film.

Lo storico nell’Introduzione si confessa: “I miei genitori, fra il 1950 e il 1957, mi lasciarono vedere i film di Totò che venivano proiettati quasi tutte le settimane nelle due sale cinematografiche, Cinema Moderno e Cinema Garibaldi, che erano allora a Bojano, nel Molise”. Evoca così l’Italia provinciale del dopoguerra, con i cinema affollati, con la voglia di voltare pagina dopo gli orrori attraversati.

Ma non dimentica che Totò iniziò come attore di teatro, snodato, lunare, travolgente fantasista, uomo di plastica capace di far deragliare le attese del pubblico con i suoi nonsensi, i suoi slittamenti linguistici, la sua incontenibile fisicofollia (avrebbe detto Marinetti).

E neppure ignora che il suo cinema è intimamente nutrito del suo teatro, dei numeri, delle gag, dei tormentoni sperimentati in palcoscenico durante gli anni del fascismo, della guerra, della liberazione … leggi tutto

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