La diretta tv sul furgoncino della Pfizer è stata un’esagerazione da attesa messianica (globalist.it)

di Claudio Visani

Vero che siamo tutti molto provati dal Covid. 
Vero che due milioni di contagiati e 70mila 
morti è la più grande catastrofe dopo la guerra. 

Vero che questa tragedia sanitaria, sociale ed economica tocca direttamente o indirettamente molti di noi. Vero che non ne possiamo più di mascherine, distanziamento sociale, lockdown. Bene che in tempi record la scienza e l’industria farmaceutica siano arrivati a produrre il vaccino.

Bene che ci sia il simbolico vaccine day in tutta Europa. D’accordo che quest’anno è un Natale talmente surreale e straniante che ci saremmo attaccati a qualsiasi cosa pur di poter respirare un po’ d’aria di festa, vedere una qualche lucina e brindare in allegria.

Ma tutta questa copertura mediatica del viaggio del furgoncino della Pfizer, seguito passo passo come se trasportasse Gesù Cristo a salvare il mondo dall’apocalisse, crea un’attesa messianica che mi pare del tutto fuori luogo e credo anche controproducente (c’è il vaccino, siamo a cavallo) rispetto alle molte difficoltà che ancora ci aspettano per i prossimi mesi. Poi sempre lunga vita al vaccino, ben inteso.

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