Nel maggio del 2020 Sarah Stillman si chiedeva
sul New Yorker se il coronavirus avrebbe messo
in discussione l’incarcerazione di massa.
Stillman si riferiva agli Stati Uniti, il paese con più detenuti in rapporto alla popolazione: 655 ogni 100mila abitanti. Ma in fatto di galere la corsa a chiuderci dentro quante più persone possibile è combattuta, e il tifo è rumoroso: se si può fare male, si farà peggio.
Perciò la domanda è interessante anche rispetto all’Italia, che ha 90 detenuti ogni 100mila abitanti e dal 1990 a oggi ha visto raddoppiare le persone in galera, passando da circa 24mila a più di 60mila nel gennaio del 2020. In questi mesi il covid-19 ha scalfito l’idea che non ci siano alternative alle celle che con grande spensieratezza la lingua del ministero della giustizia chiama “camere”?
Per poter rispondere a questa domanda bisogna riavvolgere il nastro e guardare cos’è successo negli ultimi 365 giorni.
Gennaio Il 2020 si apre con quasi 61mila persone dietro le sbarre, anche se i posti disponibili sono circa 47mila. Cinquemila detenuti scontano pene inferiori a due anni, potrebbero chiedere i domiciliari, ma molti sono senza avvocati o non hanno un domicilio: sono senzatetto, stranieri o persone che è meglio che non tornino dalle famiglie. Qualcuno toglie d’impaccio tutti e si uccide. Nelle ultime settimane del 2019 lo fanno quattro senzatetto, tre in attesa di giudizio.
Uno si chiamava Diego Fernando Cardenas. Arrestato a Venezia per droga, aveva provato a tagliarsi le vene alla vigilia di Natale, ma era stato salvato. A santo Stefano ci aveva riprovato e ci era riuscito, impiccandosi con i lacci delle scarpe. Aveva 33 anni ed era nato il giorno di Natale, i compagni dicono che l’idea lo rattristasse.
Febbraio A metà mese si registrano i primi focolai di covid-19 in Italia. Ma in carcere anche in fatto di virus le lancette vanno tirate indietro: ad Agrigento ci sono venti casi di tubercolosi, mentre in generale il contagio più diffuso riguarda l’epatite c.
Nel giro di pochi giorni la paura cresce. Niente più trasferimenti di detenuti da e per Torino, Milano, Padova, Bologna e Firenze. A Bologna sono sospese le visite dei familiari. A Padova la polizia penitenziaria chiede “celle chiuse”. Le otterrà, come via via nel resto degli istituti del paese. Niente più volontari o familiari … leggi tutto