Il sogno di Agitu non deve finire (corriere.it)

di Dacia Maraini

Agitu ha fatto la cosa più bella che si potesse 
immaginare: ha ravvivato una zona semiabbandonata 
fra le montagne del Trentino, ha iniziato un 
allevamento di capre in estinzione. 

Ora il suo progetto non deve fermarsi

Una donna dal carattere forte, capace di grandi progetti. Fuggita alla persecuzione politica dal suo Paese, ha scelto l’Italia perché parlava la nostra lingua. Ha fatto la cosa più bella che si potesse immaginare: ha ravvivato una zona semiabbandonata fra le montagne del Trentino, ha iniziato un allevamento di capre in estinzione, ha avviato un commercio di formaggi buonissimi perché provenienti da animali liberi e pascolanti.

Questa giovane donna etiope si chiamava Agitu Gudeta. Il piccolo paese di Frassilongo ha avuto all’inizio qualche perplessità , ma poi, vista la gentilezza, la disponibilità e l’intelligenza costruttiva dell’ospite, ha finito per accettarla con simpatia e affetto, salvo un vicino che la chiamava negra con disprezzo e la accusava di arricchirsi alle spese del paese.

Agitu, allegra e socievole , faceva amicizia con tutti. Lavorava sodo portando a spasso le capre, mungendole di persona, con l’assistenza di un bravo ragazzo del Mali chiamato Zakaria . Ma Zakaria aveva studiato e voleva un lavoro meno faticoso, così se n’è andato.

È arrivato Suleimani, un giovane del Ghana che sembrava contento del lavoro , ma evidentemente covava pensieri rancorosi. Una donna che lavora, che canta, che vaga da sola per i boschi con le sue capre, una donna seria, responsabile che organizza incontri e convegni sull’emigrazione, una donna che stava meditando, assieme col sindaco, di trasformare un ex asilo abbandonato in un centro turistico e culturale, era inaccettabile per il giovane Suleimani … leggi tutto

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