Dopo le proteste dell’estate 2020, negli Stati Uniti si progettano riforme che regolino l’uso della forza da parte della polizia.
Ma è la funzione sociale delle forze dell’ordine che va ripensata, per costruire un nuovo modello di sicurezza pubblica.
Il fallimento delle riforme
L’8 giugno 2020, due settimane dopo l’omicidio di George Floyd da parte di un agente di polizia a Minneapolis, la maggioranza democratica al congresso Usa ha presentato un disegno di legge per riformare gli apparati di polizia. Il Justice in Policing Act of 2020, ora in discussione al Senato, contiene misure volte a regolamentare l’uso della forza e ad aumentare la trasparenza dei dipartimenti di polizia.
Se approvata, la legge limiterebbe la cosiddetta qualified immunity, rendendo più facile perseguire gli agenti per violazione dei diritti civili nelle corti federali. In aggiunta, la riforma richiederebbe ai dipartimenti di polizia di pubblicare i dati sugli episodi di uso della forza da parte dei propri agenti, permettendo finalmente la creazione di una banca dati nazionale sul tema.
La proposta va ad aggiungersi a una lunga serie di tentativi di riforma delle forze di polizia in America, i più recenti dei quali furono intrapresi durante l’amministrazione di Barack Obama. Comune a tutti gli sforzi riformatori è il fatto di concentrarsi unicamente sulla disciplina del comportamento individuale degli agenti.
Per ripristinare un senso di fiducia nell’autorità pubblica, soprattutto nelle comunità più marginalizzate, tali misure sono insufficienti: è il ruolo delle forze dell’ordine che deve essere radicalmente ripensato … leggi tutto