I software che automatizzano la selezione del personale sono sempre più diffusi, ma c'è un esteso dibattito sui limiti e il rischio di discriminazioni
La selezione e l’assunzione del personale da parte delle grandi aziende è uno dei numerosi ambiti in cui l’intelligenza artificiale ha trovato spazi e modalità di applicazione crescenti.
Le misure introdotte da molti paesi per limitare l’epidemia di COVID-19, che hanno accresciuto il volume di lavoro svolto da remoto, hanno accelerato questa tendenza, fornendo alle imprese strumenti utili a selezionare e valutare con maggiori rapidità ed efficienza una quantità di candidati in molti casi superiore alle medie precedenti.
Parallelamente alla presenza dell’intelligenza artificiale nella selezione del personale si è sviluppato di pari passo un esteso dibattito sugli effetti, sui benefici e sui rischi di queste procedure sempre più diffuse, che si inscrive a sua volta in un più ampio dibattito sui limiti della tecnologia, intesi sia come perfettibilità attuale di quegli strumenti sia come confini etici da individuare ed eventualmente tracciare nella pratica di tutti i giorni.
In un articolo per BBC la giornalista Andrea Murad ha raccontato una sua esperienza diretta e recente nella presentazione di una domanda di lavoro. «Francamente è stato un po’ stressante sapere che la mia domanda era valutata da un computer e non da un essere umano», ha chiarito subito. Come prima parte della procedura di selezione online Murad doveva completare una serie di «giochi principali»: contare tutti i punti presenti in due caselle, per esempio, o abbinare le espressioni di una serie di volti umani alle relative emozioni.
Era un test di 25 minuti con 12 giochi sviluppati per misurare abilità emotive e cognitive. Il programma ha quindi valutato la personalità della candidata e, sottolinea Murad, senza alcun intervento umano diretto in quella prima fase. Da allora Murad non è ancora stata ricontattata dall’azienda per proseguire il colloquio … leggi tutto