Tra le tante, la notizia più bella è che alle prossime elezioni non ci sarà alcun Movimento 5 stelle (linkiesta.it)

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Dopo aver vinto le elezioni del 2018 gridando 
che mai si sarebbero mescolati con gli altri 
partiti, i grillini chiuderanno la legislatura 
avendo governato con tutti (tranne Fdi). 

È record

Ci sono molte ragioni di ottimismo e altrettante di preoccupazione, nel giorno in cui giura il governo presieduto da Mario Draghi, in cui siederanno fianco a fianco Luigi Di Maio e Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Stefano Patuanelli, Renato Brunetta e Federico d’Incà. Le ragioni di preoccupazione sono ovvie, sia per i giganteschi problemi che attendono il governo, sia per l’inevitabile eterogeneità della compagine ministeriale. Ma in quella eterogeneità sta anche la principale ragione di ottimismo, per il suo valore, diciamo così, pedagogico.

L’ultima carambola di questa folle legislatura, infatti, non è meno sorprendente del suo scoppiettante inizio, quando Di Maio, accanto all’ormai ex grillino Alessandro Di Battista, chiedeva l’impeachment per Sergio Mattarella in nome della coerenza antieuro dell’esecutivo gialloverde (e di Paolo Savona).

Ma non c’è bisogno di rifare tutta la storia. Basta dire che il partito trionfatore delle elezioni del 2018, che giurava di non volersi mescolare con nessuno dei «vecchi partiti» dell’esecrabile casta, principale se non unico articolo della sua costituzione materiale, chiuderà la legislatura avendo governato con tutti (escluso solo Fratelli d’Italia, almeno per ora, e per scelta di Fratelli d’Italia, non certo dei cinquestelle). Un record mondiale.

Ci sarà tempo per valutare, anche alla prova dei fatti, il grado effettivo di continuità o discontinuità con il governo Conte (del quale peraltro si ignora la destinazione: un segnale decisamente incoraggiante) … leggi tutto

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