L’autobiografia di Casalino è la versione megalomane e vittimista di Pretty Woman (linkiesta.it)

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Mentre ero impegnata a cercare di sbrogliare 
la sintassi con cui checcozaloneggia, 
dimostra di non essere Bowie, 

suda con Macron, dimentica “la mille euro“ e dice che “entrare” in una donna è più naturale, ho capito che Rocco con ”Il portavoce” ha scritto un libro solo per dire che vorrebbe che i suoi compagni di classe tedeschi lo vedessero in tv e crepassero d’invidia

Nel 1979 un’intervistatrice della Bbc chiede a David Bowie se sia preoccupato del pregiudizio che fa ritenere le rockstar a bit thick, non sveglissime, un po’ ottuse. Bowie risponde di no: «Io sono molto ottuso».

Stralci dal libro in cui Rocco Casalino racconta di sé (“Il portavoce”, edito da Piemme, esce domani): «Come mai uno così è intelligente?» (si stupivano in questi termini di lui, secondo lui); «Meritavo di essere proprio lì dove ero arrivato solo grazie al merito e all’intelligenza»; «Credo di aver preso da lui l’intelligenza scientifica» (detto del padre: unico, oltre a sé e ad Angela Merkel, cui Casalino riconosca l’ambita qualità; la Merkel, diversamente dal padre, non risulta aver bancato di botte il piccolo Rocco – o forse questa informazione arriverà nel secondo volume); nella stessa pagina: «Non ero abituato ma non ero scemo, anzi» e «Ma io mi sentivo molto intelligente»; «Avevo messo tutta quell’energia e quell’intelligenza per non andare in nomination»; «Solo ogni tanto butto lì qualcosa di intelligente, e succede come in Germania, come sempre: ah, ma allora pensa, allora è intelligente, allora non è uno scemo»; «Tutti sorpresi che capissi di politica, che uno del Grande Fratello facesse domande intelligenti».

(Venerdì, intervistato da Diego Bianchi durante “Propaganda”, si è autocertificato «talento»: chissà se è più o meno di «intelligenza», chissà se gli hanno regalato un dizionario dei sinonimi e voleva farne sfoggio, chissà quant’è lunga la strada per diventare Bowie).

Quando non ero impegnata a cercare di sbrogliarne la sintassi (dicono che il libro sia la sbobinatura dei messaggi vocali che Rocco mandava all’editor, editor che deve aver ritenuto superfluo uno sforzo per domare gli anacoluti); quando non ero impegnata a contare le citazioni di canzonette e poesie in programma alle medie (Rocco è uno di noi degli anni Settanta: pensiamo che senza riferimenti pop non si possa scrivere); quando non ero impegnata a pensare al mio amico B., secondo il quale l’intelligenza non basta neanche per agire in maniera intelligente, cercavo di stabilire una scala delle improbabilità in queste memorie d’arcitaliano … leggi tutto

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