di Alice Pisu
“No, non si legge con lo stesso corpo con cui si vive.[..] Questo trionfo sul corpo è forse la prova più irrefutabile dell’intensità della trance in cui cade chi legge, nonché, per quanto sia una parola di cui diffida e che tende a escludere dal suo lessico personale, della sua autenticità: solo ripiegamento e oblio, l’indifferenza quasi zen in cui la lettura avvolge chi legge”.
L’omaggio di Alan Pauls alla lettura con Trance (Sur, trad. Gina Maneri), risiede anzitutto nella necessità di riconoscere il grande debito che la scrittura, che definisce una “compulsione strategica”, ha nei confronti di essa. Una forma di autobiografia resa con un parziale distanziamento nella scelta della terza persona per parlare di sé attraverso il lettore-protagonista.
Dall’ascolto a quattro anni delle letture della nonna paterna berlinese di Der Struwwelpeter e Max und Moritz alla lettura vorace della prima enciclopedia Lo sé todo, sino ai primi libri ricevuti in prestito dal professor Panesi, Pauls traccia le tappe fondamentali di un percorso culminato nella presa di coscienza di non volersi limitare a leggere, ma essere un lettore: “isolarsi come ha visto fare ai lettori, concentrarsi e dimenticarsi del corpo cioè essere indifferente e distante e desiderabile come loro” … leggi tutto