Dalla portavoce del Forum Claudia Fiaschi in giù, ci sono decine di personalità di livello, preparate, competenti, riconosciute e riconoscibili
Su Sette del 29 gennaio scorso Dario Di Vico citava Giuliano Amato, a proposito di nuove classi politiche e dirigenti: «È tempo che il terzo settore la smetta di lamentarsi della mediocrità del ceto politico e dica “Tocca a noi”». Partiamo da qui. Perché l’insediamento del nuovo governo, al quale anche questi mondi hanno guardato con grandissima fiducia e apertura, ha provocato l’inevitabile giro di giostra fra incarichi e deleghe, che ogni volta si traduce in altrettanto inevitabili rallentamenti per le pratiche in corso.
Prendiamo la Riforma del Terzo settore: cantierizzata nel 2016 ha già assistito all’alternarsi di quattro governi e ogni volta bisogna ripartire da capo a costruire una relazione, spiegare l’urgenza, dipanare complicate matasse burocratiche.
Eppure è ormai noto a tutti che anche il Terzo settore sta pagando pesanti effetti alla pandemia e siamo sicuri che il nuovo esecutivo abbia ben chiaro, come è sempre stato chiaro al Presidente Mattarella, quanto sia cruciale il servizio garantito da questi enti. E il tema della coesione sociale citato dal presidente Draghi, è il mestiere di queste realtà.
Forse allora potrebbe essere il momento di coinvolgere qualcuno «del ramo»: per battezzare una delega organica del Terzo settore, che copra dall’associazionismo all’impresa sociale, e affidarla a qualcuno che abbia chiaro quali sono i bisogni e quali le urgenze.
Qualcuno che potrebbe dare suggerimenti utili su come usare alcune voci di spesa dei soldi del Pnrr perché conosce progetti efficaci, economicamente sostenibili e ripetibili. Serve qualcuno che abbia relazioni già aperte e che sarebbe riconosciuto come interlocutore super partes … leggi tutto