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L’immigrazione è spesso al centro del dibattito mediatico e politico.
La situazione dell’immigrazione in Italia è notevolmente mutata negli ultimi anni: la richiesta di permessi di soggiorno per motivi familiari o per protezioni è aumentata, così come è cambiata la geografia delle provenienze, che vedono in crescita Nigeria, Gambia e Guinea. In questo articolo cercheremo di analizzare questi dati, anche alla luce della normativa, che è cambiata più volte negli ultimi 5 anni. Del resto, in virtù del suo carattere divisivo, l’immigrazione è spesso al centro del dibattito mediatico e politico, diventando un punto saliente dei programmi elettorali.
Come è cambiata la normativa negli anni
La questione immigrazione entrò nell’agenda politica italiana solo a metà degli anni ’80, con la legge Foschi del 1986. Nel frattempo, la situazione era stata tamponata con continue sanatorie, fino al blocco totale degli ingressi per lavoro nel 1982. In 30 anni, la legislazione sull’immigrazione è cambiata più di 10 volte, ma negli ultimi anni questi cambiamenti sono stati repentini e hanno portato ad una polarizzazione politica al riguardo, per cui da un lato vi sono forze politiche che appoggiano una chiusura del Paese verso questo fenomeno, e una conseguente drastica restrizione dei diritti dei migranti, mentre dall’altro vi sono partiti che sostengono politiche migratorie più aperte e tolleranti. La normativa degli ultimi 5 anni è la riprova dell’alternanza di queste visioni al potere.
In particolare, la legge n. 46 del 2017 conteneva norme volte ad accelerare i procedimenti in materia di protezione internazionale e a contrastare l’immigrazione illegale. Sono state istituite 26 Corti specializzate in materia di immigrazione e procedure semplificate per il riconoscimento della protezione internazionale e per l’espulsione degli irregolari, basate in gran parte sui colloqui con le Commissioni territoriali e sull’innalzamento del periodo massimo di trattenimento dei migranti all’interno dei Centri preposti.
Il Decreto-legge n. 53 del 14 giugno 2019, noto come decreto sicurezza-bis, è stato approvato definitivamente dal Senato il 5 agosto del 2019. Il provvedimento, fortemente voluto dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini, era composto da 40 articoli e regolamentava, tra le altre cose, la chiusura dei porti italiani alle navi delle ONG che soccorrevano i migranti. In particolare, l’art. 1 attribuiva al Ministro dell’Interno, dunque non più a quello delle Infrastrutture, il potere di “limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza, cioè quando poteva presupponersi il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
A tal proposito, la misura prevedeva un fondo, da 3 milioni di euro, volto al contrasto del fenomeno di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Inoltre, imponeva sanzioni da un minimo di 150 mila euro a un massimo di un milione di euro, fino anche ad arrivare al sequestro della nave, cosa che accade a fine giugno 2019 quanto la capitana della Sea Watch Carola Rackete entrò in porto nonostante il divieto … leggi tutto