di Lucrezia Reichlin
Ora che l’Europa ha dimostrato che emettere debito comune è possibile,
si dovrà decidere se rendere questo strumento permanente e come armonizzare Fisco e regole
In Italia le forze politiche sono tutte diventate europeiste. Non si sa se per la forza di persuasione dei soldi che arriveranno, per convenienza elettoralistica o per convinzione, ma l’europeismo sembra essere uno dei pochi fattori comuni tra partiti divisi su quasi tutto il resto.
L’Unione è un progetto in costante costruzione, ma ora si può andare oltre l’asfittico dibattito «Europa sì, Europa no»: l’Italia può fare la sua parte nel dibattito sul corso che attende il progetto europeo.
La risposta al Covid ha dato un segnale di cambiamento. La tempestività dell’azione e la velocità con cui si sono messi in campo strumenti innovativi di intervento: linee di credito speciali, emissione di debito comune, un fondo di ricostruzione che distribuisce risorse in base al bisogno e non alla capacità contributiva, la sospensione delle regole fiscali oltre ai massicci interventi della Bce, hanno dimostrato una nuova consapevolezza del destino collettivo e la volontà di non ripetere gli errori del passato.
La domanda oggi è se questi strumenti siano interventi messi in campo per fronteggiare l’emergenza o se presagiscano a un cambiamento radicale del governo economico europeo. Se questo fosse il caso, l’Italia dovrà presto chiarire la sua posizione sui temi-chiave dell’agenda riformatrice. Una discussione che, pur essendo collegata alle esigenze immediate imposte dalla crisi, va molto oltre questa tragica contingenza.
I ritardi sulla vaccinazione, l’incertezza sull’evoluzione della pandemia e le varianti ma anche quella sulle conseguenze che più di un anno di lockdown ha comportato alla occupazione e alla attività produttiva, suggeriscono che il supporto straordinario all’economia dovrà continuare. Le risorse del Recovery plan non possono bastare. Gli Stati nazionali dovranno continuare a fare la parte del leone. Negli Stati Uniti sono stati approvati quasi 2 trilioni di dollari di stimolo fiscale.
C’è chi pensa sia troppo e che lo stimolo possa portare ad una ripartenza dell’inflazione. Ma qualsiasi cosa si pensi, se l’Europa — come sembra — è orientata a fare di meno, è inevitabile che si finirà per produrre uno squilibrio globale che vedrà un surplus commerciale europeo a fronte di un deficit Usa … leggi tutto