Pierre Haski, L’Obs, Francia (Traduzione di Andrea Sparacino)
Dopo essere stato condannato a una dura pena carceraria, Alexej Navalnyj si preparava a entrare in una colonia penale, eredità del Gulag sovietico,
quando si è diffusa una notizia che ha sorpreso molte persone: Amnesty International, importante organizzazione per la difesa dei diritti umani, insignita del premio Nobel per la pace, ha deciso di eliminare Navalnyj dalla lista dei “prigionieri di coscienza”. La vicenda merita sicuramente un’analisi.
Amnesty International ha fatto sapere di aver preso questa controversa decisione in risposta a una serie di dichiarazioni fatte in passato dall’attivista russo, da cui emergono posizioni nazionaliste e razziste. Non ci sono dubbi sul fatto che in passato Navalnyj ha mostrato tendenze ultranazionaliste e ha detto cose spiacevoli sui ceceni e su altri popoli “non-russi”. All’inizio di febbraio del 2021 l’Obs ricordava i suoi “scivoloni verbali” e le sue “sbandate demagogiche”. Nel 2007 Navalnyj era apparso in publico in compagnia dello scrittore ultranazionalista Zachar Prilepin, ed era stato espulso dal partito liberale Jabloko per le sue derive nazionaliste.
Qual è la situazione oggi? Il Navalnyj del 2021 non ha sconfessato esplicitamente quello del 2007, ma di sicuro, come ha scritto l’Obs a febbraio, “ha aggiunto dell’acqua al suo vino xenofobo”. In una lunga intervista pubblicata sul sito Le Grand Continent, registrata a dicembre 2020 in Germania prima del ritorno a Mosca e del conseguente arresto, Navalnyj ha fatto delle affermazioni maldestre: “In qualsiasi trasmissione umoristica, russa o statunitense, la metà delle battute ha uno sfondo etnico.
È così. Questo tema fa ridere la gente. Ciò che bisogna analizzare con attenzione sono le azioni delle autorità: quello che dice un comico non può essere detto da un politico”.
A quel punto l’intervistatore ha chiesto: ma lei è un politico o un comico?
Risposta: “Io sono un politico, non faccio umorismo, non faccio stand-up dicendo ‘sapete qual è la differenza tra gli osseti e i russo-ucraini?’”.
I punti di fondo
Nella stessa intervista Navalnyj difendeva il federalismo russo che permette a ogni regione di affermarsi (anche se attualmente si fa sentire l’effetto dell’iper-centralizzazione di Putin) e l’identità specifica di ogni gruppo etnico. “Nel nostro paese esisterà sempre una questione nazionale, perché siamo un paese grande e vario” … leggi tutto