L’assalto a Capitol Hill e la didattica a distanza (doppiozero.com)

di Giovanni Leghissa

Le immagini dell’assalto a Capitol Hill, 
il 6 gennaio scorso, hanno fatto il giro del mondo. 

E hanno inquietato un po’ tutti, in Europa. Quel che succede negli Stati Uniti riguarda da vicino il cosiddetto mondo occidentale, il quale resta legato da tanti fili, militari, economici e culturali alle sorti di quella che è, per ora, l’unica potenza egemone. Quelle immagini ci hanno ricordato quanto può essere fragile la democrazia. Nei volti dei manifestanti americani, ultimi difensori del Presidente sconfitto, si è visto il riflesso di quello spettro che agita tutte le democrazie occidentali: il populismo.

Espressione vaga, quest’ultima, ma altamente evocativa, con cui il discorso politico e mediatico mainstream indica la galassia composta da tutte quelle voci che protestano contro la globalizzazione, alla quale vorrebbero contrapporre un rinnovato ruolo del locale, del comunitario, del nazionale. In aggiunta a ciò, non minore fonte di inquietudine è stata l’esclusione del presidente americano uscente da alcuni social subito dopo i fatti occorsi a Washington.

Giustamente, molti si son chiesti: ma se qualcuno incita non solo all’odio (di incitamenti all’odio i social son pieni ogni giorno, su scala globale), ma all’insurrezione, fermare tale incitamento non dovrebbe essere compito degli organismi giudiziari competenti? Come è possibile che a decidere chi parla nell’arena pubblica siano aziende private come Twitter o Facebook?

Per articolare un discorso sensato sulla questione della crisi della democrazia, tuttavia, vorrei qui prendere in considerazione un altro aspetto, comunque legato alla situazione presente che stiamo affrontando ovunque nel mondo. Si tratta dello stato dei sistemi educativi. La crisi pandemica ha sconsigliato di far funzionare la trasmissione scolastica del sapere secondo i canali tradizionali – un’aula in cui sono fisicamente presenti i docenti e i loro allievi.

È parso ovvio che, per contenere la diffusione del virus, si dovessero tenere studenti e allievi a casa. Non si è discusso molto del fatto che sarebbe stato meglio implementare i servizi di trasporto pubblico usati da chi deve recarsi un edificio scolastico per evitare l’aumento dei contagi: è parso più semplice chiudere le aule … leggi tutto

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