Vittoria Leone: «Un anonimo mi scrisse dov’era il covo di Moro, la lettera fu ignorata» (corriere.it)

di Aldo Cazzullo

Parla la moglie del presidente Giovanni Leone: «Ogni sforzo di mio marito per liberarlo fu inutile, il suo destino era già segnato. Venivo definita l’ambasciatrice della moda italiana, ne ero molto orgogliosa. Andreotti era un ingenuo»

Lei si sente donna Vittoria, come la chiamavano i giornali, o la signora Leone?
«Per me non ha mai fatto differenza. La mia vita privata ha sempre coinciso con quella pubblica di mio marito. Avevo 28 anni quando divenne presidente della Camera, 36 quando fece per la prima volta il presidente del Consiglio, 44 quando fu eletto capo dello Stato. Ora non ci sento così bene come prima; e mi piace pensare di essere chiamata semplicemente Vittoria dalle persone più vicine».

Qual è il suo primo ricordo?
«La mia bicicletta Wolsit di Legnano. Andavamo a scuola a piedi o in bici, con qualsiasi tempo. Mio padre, medico, aveva una macchina; ma non veniva messa a disposizione dei bambini. Allora non si cresceva viziati. Avevo anche un cane. Mi morse, ma non lo dissi: temevo che lo punissero. Ero sicura di aver preso la rabbia, la notte pregavo di morire in fretta» … leggi tutto

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