di SIMONE POLLO LISA SIGNORILE
Nati per scopi ludici, oggi dovrebbero essere luoghi utili alla conservazione, la ricerca e l’educazione: è davvero così?
Quasi tutti noi presto o tardi siamo stati in uno zoo, da bambini o per portarci i nostri figli e nipoti. Li abbiamo sempre dati per scontati: gli zoo sono una delle nostre possibilità di svago, come i cinema, i musei e i parchi divertimento. Sono luoghi in cui si passa del tempo ammirando dal vivo animali che difficilmente si avrebbe occasione di vedere nei loro ambienti naturali. Tuttavia, se ci chiedessero “A cosa serve uno zoo?” sapremmo dare una risposta convincente?
A differenza dei musei, negli zoo ci sono esseri viventi e senzienti: ci sono animali che non sono liberi (anche se nei più moderni zoo sono in strutture meno brutali di piccole e disadorne gabbie). Negli zoo ci sono animali che non sono nel proprio ambiente e che, a differenza degli animali domestici (come i cani e le vacche, ad esempio), si sono evoluti lontano dall’essere umano e in libertà. Perché allora quegli animali stanno lì? Solo per il divertimento nostro e dei nostri figli nel fine settimana?
Sono pochi gli zoo che nel materiale pubblicitario rispondono direttamente a questa domanda. Navigando nei loro siti internet, oltre agli slogan che promettono divertimento ammiccando al fascino della natura selvaggia, si trovano però quasi sempre alcune parole chiave programmatiche, utili per capire la loro attuale auto-narrazione: “conservazione”, “ricerca” ed “educazione”.
Seguendo anche la definizione Treccani, infatti, il giardino o parco zoologico (oppure ancora bioparco), in passato concepito “a scopo ludico come luogo dove osservare animali esotici e curiosi, ha assunto attualmente un significato educativo e scientifico, anche per la conservazione di specie a rischio”. Il divertimento, quindi, sembra oggi essere solo una ragione secondaria e accessoria. Gli zoo servono per conservare le specie a rischio, per fare ricerca e per educare i visitatori. Ma è davvero così?
Educazione e conservazione
Lasciamo per il momento da parte la ricerca (di cui diremo qualcosa alla fine) e vediamo le altre due motivazioni: conservazione ed educazione. Cominciamo dall’educazione: a cosa educa una visita allo zoo? Certo, negli zoo si vedono animali che altrimenti non si potrebbero incontrare, ma è davvero così importante l’incontro faccia a faccia con quegli animali quando oggi si hanno infinite opportunità di conoscerli tramite documentari naturalistici (e forse in futuro anche con esperienze immersive di realtà virtuale)?
Nello zoo si vede l’animale dal vivo nei pochi metri quadri che gli sono assegnati, e arredati con una scenografia che dovrebbe ricordarne l’ambiente naturale. In un documentario invece si vede quello stesso animale nel luogo che la sua storia evolutiva gli ha assegnato, e lo si vede esibire tutto quel repertorio comportamentale che quella stessa storia evolutiva ha prodotto … leggi tutto