Adriano Prosperi, professore emerito di Storia moderna alla Scuola Normale Superiore di Pisa, nel suo ultimo saggio (“Un tempo senza storia.
La distruzione del passato”, Einaudi, 2021), denuncia con preoccupazione la perdita di memoria collettiva della nostra società. Lo abbiamo intervistato.
Professore, nel libro riporta i dati di un’indagine Eurispes secondo cui nel 2020 il 15,6 per cento della popolazione italiana crede che la Shoah non sia mai esistita. Nel 2004, era il 2,7 per cento. Che cosa è accaduto e che cosa non ha funzionato nella trasmissione della conoscenza storica?
È un dato terrificante. Ma non si spiegherebbero altrimenti le minacce di aggressione alla senatrice Liliana Segre – ammirevole donna che ha dato esempi straordinari di coraggio e lucidità, anche nell’uscire dal silenzio in cui hanno preferito rimanere molti sopravvissuti alla Shoah – costretta ad avere una guardia del corpo. Per non parlare del risorgere del neonazismo in Germania, dove l’AFD è un fenomeno di massa, e del diffondersi di sindromi complottarde come QAnon che hanno sempre l’antisemitismo come ingrediente abituale. Come scrisse Primo Levi: “È accaduto, può accadere di nuovo”. Nessuno immaginava che arrivasse così presto, ma ci siamo di nuovo.
L’idea di questo libro nasce nel 2017 durante un incontro pubblico a Genova e matura nel 2019 per impulso di Ernesto Franco (Einaudi) in un momento particolarmente crudele: navi cariche di migranti ferme fuori dai porti, gente che moriva (come oggi) attraversando il Mediterraneo. Ebbi allora la sensazione di un ritorno dell’epoca in cui i treni carichi di ebrei deportati nei lager tedeschi attraversavano stazioni dove la gente si girava dall’altra parte. In quell’Italia, grazie all’influsso sulle coscienze di decenni di imprese coloniali, di idee di impero e soprattutto di meccanismi di esclusione sociale, si era diffuso un sentimento di indifferenza per la sorte di una minoranza, gli ebrei, intorno alla quale la propaganda del regime e delle gerarchie ecclesiastiche – specialmente dei gesuiti – aveva aperto la strada all’idea che aspirasse al dominio del mondo e alla rovina dei cristiani.
È il problema riassunto nella domanda di Primo Levi: se questo è un uomo. Un problema che ritorna periodicamente nella storia della cultura occidentale in meccanismi di dominio che riescono a convincere che ci sono livelli di dignità umana, alcuni da tutelare e altri invece no … leggi tutto