Identità, differenze, assemblaggi. Cosa resta escluso dal dibattito sul politicamente corretto (dinamopress.it)

di Emma Gainsforth

Una società ideale fondata sui principi della 
identity politics, oltre che essere fondata 
sull’incomunicabilità, sarebbe una società 
data dall’insieme di gruppi isolati la cui 
identità non può mai modificare il sistema 
di relazioni in cui è inserita. 

Una società che non tollera il desiderio, il conflitto, l’immaginazione, l’intimità

Sulla questione della traduzione delle poesie di Amanda Gorman è stato già detto moltissimo. L’impressione è che si sia detto persino troppo, non perché il tema sia noioso, o perché la polemica sia nata e si sia consumata sui social, ma perché l’affermazione secondo cui una persona bianca non può tradurre una donna di colore – e più nello specifico, testi che toccano la questione razziale – ha, per molti versi, costretto molti altri a dire tutto quello che questa frase non dice.

Contiene nella sua semplicità più livelli e una fallacia. E ha dunque costretto traduttori e traduttrici, scrittori e scrittrici, a un dibattito dispendioso in cui si è trattato in sostanza di dimostrare che il soggetto di questa frase non è propriamente la traduzione.

L’ha fatto in maniera chirurgicamente esatta Martina Testa. L’ha fatto Francesco Pacifico e altri ancora. Nominando ciò che in questa frase manca – un sistema più ampio di rapporti che in questo caso si chiama editoria, a sua volta intrecciato con rapporti più ampi che si chiamano dinamiche di razzializzazione, all’interno di un sistema ancora più ampio che si chiama capitalismo, il tutto situato, ossia provvisto di un’origine, che sono gli Stati Uniti d’America.

La frase è una tipica espressione di ciò che ormai comunemente viene chiamata identity politics – con un significato diverso da quello che aveva in origine. Che ha, come in molti altri esempi, il difetto – da cui la fatica – di togliere ciò che pone.

Frasi come queste finiscono per silenziare il problema che denunciano. Tesi del genere tendono infatti a porre questioni vere in maniera fallace, finendo per porre questioni finte in maniera  apparentemente corretta.

Entrare nel merito di simili affermazioni comporta un grandissimo dispendio di energia – mancando l’argomentazione è sempre il bersaglio a doversene fare carico … leggi tutto

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