Se cercate una foto di Susan Sontag su internet, ne troverete molte nella sua classica versione iconica, che corrisponde alla fase più alta della sua celebrità.
Con una striscia bianca di capelli, la cosiddetta frezza, che sembra starle sulla testa leonina come un cartello segnaletico: attenzione, ecco uno dei migliori cervelli del secolo. Ma se continuate a guardare, troverete anche sue fotografie da bambina e poi da giovane, spavalda americana che si mangiava impudentemente il mondo negli anni Sessanta.
E se ancora proseguite, a un certo punto incapperete in qualcosa di molto diverso: le immagini di un corpo gonfio, irriconoscibile, martoriato dalla malattia. Finché non vi troverete nientemeno che al cospetto del cadavere di Susan Sontag.
Visione enorme e terrificante che dobbiamo alla compagna fotografa di Sontag. Altro mito del Novecento: Annie Leibovitz. Quella, per intendersi, della foto di John Lennon nudo, abbracciato in posizione fetale a Yoko Ono. Oppure di Whoopi Goldberg immersa in una vasca di latte. E molte altre. Nel libro A Photographer’s Life 1990-2005, uscito per Random House nel 2006, Leibovitz mescola le sue popolari foto delle più grandi stars, uscite sulle pagine di Rolling Stone, Vanity Fair o di altre riviste patinate, con sorprendenti immagini intime della vita privata.
Tra le quali, spiccano le diverse foto dedicate alla malattia e alla morte della compagna: Susan Sontag nella sua ultima incarnazione terrena, lontana anni luce dalla giovane che aveva scosso l’America con saggi come Against Interpretation del 1966 oppure Styles of Radical Will del 1969. Invece vicinissima alla sua trasformazione finale, in un cadavere con i capelli bianchi e corti, infagottato dentro un lungo vestito a plissé e pronto a sparire dentro una tomba del cimitero di Montparnasse … leggi tutto