di Paolo Lepri
Uscito in Spagna per Alfaguera e in arrivo in Italia a febbraio 2022 per Einaudi,
«Tomás Nevinson» prosegue le vicende di quello che fu libro dell’anno 2018 de «la Lettura»
Le ultime parole esprimono un dubbio, assegnano ulteriore incertezza al futuro: «Questo può essere. Potrebbe essere». Non riveleremo chi le dice e la ragione per cui vengono dette, accompagnate da un contenuto gesto di tenerezza. Termina così Tomás Nevinson (Alfaguara), il romanzo più lungo di Javier Marías, prosecuzione di Berta Isla, pubblicato in Spagna cinquanta anni dopo il suo esordio giovanile, I territori del lupo.
Mentre quella frase rimane nell’aria, sospesa tra le ambiguità delle esistenze, bisogna raccogliere le forze per chiudere il libro: le mani tremano, non vogliono ubbidire. Ma prima di ricominciarlo, eventualmente, si impone l’obbligo dei paragoni. La cosa migliore è riaprire Vite scritte — insuperabili ritratti di mostri sacri della letteratura raccontati come personaggi — per attribuire al suo autore il posto che merita tra i grandi a lui cari. Sarà — lo anticipiamo — un posto di eccezione.
Sfogliamo Vite scritte alla ricerca degli esempi, accennando alle affinità. Pensiamo a Joseph Conrad, «che era un uomo di grande ironia», ricorda Marías. Oppure a Vladimir Nabokov, «irritato da chi credeva che la validità dell’arte dipendesse dalla sua semplicità e sincerità». Come e forse più di loro (peraltro unici anch’essi nella seducente «riconoscibilità» di quanto hanno pubblicato), l’autore di Un cuore così bianco ha creato con i suoi romanzi un vero e proprio «sistema», non solo affidato alle presenze ricorrenti dei personaggi, ai loro collegamenti palesi e nascosti, ai rimandi concettuali tra un libro e l’altro, ai riferimenti storici, artistici, cinematografici.
C’è ancora di più. I «dilemmi morali» che la vita ci presenta costantemente rappresentano sempre il nucleo delle trame. La voce di quello che è stato chiamato il «pensiero letterario» si propaga fermando o allungando a sua discrezione i tempi del raccontare. L’intreccio si consolida organizzando tutti gli strumenti e le cifre possibili della finzione. La struttura sfrutta l’ ambiguità della convivenza tra prima e terza persona esaltando gli sdoppiamenti tra i narratori — protagonisti e i quasi alter ego di chi «mette la firma sulla copertina».
Nessuno si sarebbe probabilmente stupito, per esempio, se Tomás Nevinson (che è anche il «prequel» — per così dire — di Il tuo volto domani), uscito sette anni dopo Così ha inizio il male, si fosse intitolato «Così si nasconde il male». Vedremo perché … leggi tutto