Zurigo 11 aprile 1981: brano per brano la notte magica di noi springsteeniani (strisciarossa.it)

di ALBERTO CRESPI

11 aprile 1981. Zurigo, Hallenstadion. 
Primo concerto di Bruce Springsteen per 
molti italiani, incluso chi scrive. 

Sono passati quarant’anni, maledizione!

Bene essere chiari. Il primo concerto “in Italia” sarebbe arrivato solo nel 1985, a Milano, stadio di San Siro gremito (sì, c’ero anche lì). Nel 1981 la tournée di “The River”, album uscito nel 1980, non prevede date in Italia. Dal 3 ottobre 1980 al 5 marzo 1981 Bruce Springsteen e la E Street Band coprono Stati Uniti e Canada. Poi, un mese di intervallo per preparare la campagna d’Europa. Tutto inizia ad Amburgo il 7 aprile 1981. 34 date: Zurigo è la terza, sabato 11 aprile. La più vicina all’Italia assieme a Lione, prevista per il 24 aprile. La quasi totalità delle date tocca il Nord-Europa, ben 16 nel Regno Unito. Le uniche in paesi “latini” sono Barcellona, Lione e due date a Parigi.

1981. Forse sarà utile ricordare alcune cose per chi non era nato, o era ancora bimbo. Non c’era internet. Non c’era youtube. I giornali italiani, da qualche anno, parlavano di musica rock ma limitandosi a ciò che toccava l’Italia. “L’Unità”, dove lavoravo, aveva scritto ampiamente del leggendario concerto di Bob Marley a San Siro, Milano, il 27 giugno del 1980. Ma Marley era in quel momento un “fenomeno” che andava al di là del rock e molti ne avevano scritto parlando, più che delle canzoni, dell’odore di marijuana che sarebbe aleggiato sul prato di San Siro fino al campionato di calcio successivo.

Anche l’arrivo di Patti Smith a Bologna e a Firenze nel 1979 (60-70.000 persone a botta) era stato recensito più in quanto “evento”, che come concerto. Sembrava che fosse tornata la mobilitazione giovanile, ma la si guardava con un certo sospetto (il disimpegno, dopo l’impegno?). E comunque sia Marley sia Smith erano qualcosa di più che “cantanti rock”, per motivi diversi.

Springsteen, nell’Italia del 1981, è (quasi) uno sconosciuto. Ovviamente sono usciti i dischi (“The River” è il quinto), tutti in studio. Nelle poche trasmissioni radio dedicate al rock e sulle riviste specializzate si parla tanto di questi leggendari concerti, ma quasi nessun italiano l’ha mai visto dal vivo! È venuto in Europa una sola volta nel 1975, il tour di “Born to Run”: due date a Londra, una a Stoccolma, una ad Amsterdam; e non è stata un’esperienza felicissima, per motivi che sarebbe lungo rivangare. È ancora un fenomeno squisitamente americano e sembra che lui stesso non si fidi troppo di noi europei (o forse sono i suoi manager, chissà).

L’Italia è un mercato di serie C, per il rock made in USA. E sono ancora vivi i ricordi dei concerti turbolenti degli anni ’70, dai Led Zeppelin a LouReed, funestati dagli autoriduttori e dagli scontri con la polizia. Aggiungete che negli anni ’70 il rock, in Italia, significa assai più “Inghilterra” che “America”: siamo l’unico paese ad aver mandato in classifica i Van Der Graaf e i Gentle Giant, un vero culto circonda Genesis, Jethro Tull, Emerson Lake & Palmer, siamo fanatici del progressive anche perché ci sono fior di gruppi progressive italiani, come PFM Orme e Banco.

Bruce, invece, è puro rock’n’roll. Per amarlo bisogna partire da Dylan, da Neil Young, meglio ancora da Elvis o Jerry Lee Lewis o Chuck Berry. E non è davvero, quello, il retroterra più diffuso.

Anche Dylan e Young non hanno ancora mai suonato in Italia … leggi tutto

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