Sabato 17 aprile le donne sono tornate in piazza per difendere il diritto all’aborto,
dopo il bando della Regione Piemonte che di fatto permette e favorisce l’ingresso alle associazioni antiabortiste nei consultori e negli ospedali.
Su proposta dell’assessore agli Affari legali Maurizio Marrone di Fratelli d’Italia, all’inizio di marzo la Regione ha inviato alle Asl la determinazione per redigere i nuovi elenchi delle associazioni che possono collaborare nei servizi della tutela materno-infantile (tra cui rientra il lavoro dei consultori). Tra i requisiti per partecipare, la “presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato”.
Già nel 2010 il governo regionale di centrodestra guidato da Roberto Cota aveva tentato una direzione simile: il documento di Marrone, infatti, riprende gli stessi termini di quello approvato dieci anni fa dalla giunta (“Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza”). Al tempo, le associazioni Casa delle Donne e Activa avevano presentato ricorso al Tar, vincendolo. Il tribunale aveva annullato il protocollo limitatamente alla “parte in cui prevede tra i requisiti soggettivi minimi che devono essere posseduti dagli enti no profit per essere iscritti negli elenchi dell’Asl la presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento”.
Secondo il Tar il requisito andava eliminato perché escludeva le altre associazioni … leggi tutto