di Goffredo Fofi
Feci la coda per qualche ora, tanti anni fa a Parigi, per poter comprare dei biglietti per l'Olympia (il tempio della canzone e della musica più popolare),
per me e per i miei genitori, proletari emigrati nella banlieue nord-ovest che sognavano di poter ascoltare dal vivo la più grande dei fisarmonicisti, Yvette Horner, con la sua grande orchestra di suonatori bravi quanto lei. Per la verità, condividevo anch’io la loro curiosità e la loro passione, cresciuto in provincia dopo la guerra, quando a carnevale si ballava tantissimo nelle case private (anche in campagna, dove si era ospiti di case diverse, a turno, e gli invitati maschi dovevano provvedere al vino e le donne alle ciambelle) e nelle molte sale da ballo.
Non c’erano orchestre a guidarci ma una semplice fisarmonica, accompagnata qualche volta da una tromba o da un clarinetto, ma indispensabile era la sola fisarmonica, uno strumento capace di “fare orchestra”. Che bastava da solo, e a me sembrava un miracolo, a guidare le danze. Quand’ero bambino, dopo la trebbiatura del grano, al suono della fisarmonica si ballava ancora sulle aie un rozzo saltarello…
Era da solo uno strumento-orchestra, proprio per questo decisamente popolare e assai poco considerato dai grandi musicisti, con rare eccezioni (Ciakovskij, mi ha detto uno che di storia della musica ne sa), ma che ha avuto una gloriosa storia “di base” a Est come a Ovest, a Nord come a Sud, soprattutto tra Otto e Novecento da vero cuore delle feste paesane e proletarie.
E i suoi appassionati mi hanno spesso ripetuto (leggenda o realtà?) che anche la fisarmonica, o una sua antenata, è stata inventata da Leonardo da Vinci! In Italia vi è stata peraltro una fiorente industria delle fisarmoniche in più paesi, da Stradella a Castelfidardo … leggi tutto