Mentre il dibattito pubblico si concentra sulla possibilità di bocciare o meno quest’anno,
si perde di vista l’abbandono scolastico, uno dei problemi principali della scuola, da prima della pandemia
«Se il primo problema è la povertà educativa ed è così, allora perché pensiamo solo a bocciare? A come selezionare i ragazzi e non a come farli arrivare in fondo?». Nelle prime pagine del libro di Annalisa Cuzzocrea Che fine hanno fatto i bambini (Piemme, 2021), durante l’intervista a Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, viene toccato uno degli aspetti a mio avviso più gravi e meno discussi della grande emergenza educativa a cui stiamo assistendo.
Mentre il dibattito pubblico e politico si concentra sulla possibilità di bocciare o meno quest’anno, si sta perdendo di vista uno dei problemi principali della scuola: l’abbandono scolastico.
Il ministro Patrizio Bianchi conosce molto bene il tema: nel suo libro Nello specchio della scuola (Il Mulino, 2020) la problematica della dispersione scolastica ci accompagna durante tutta la lettura. Eppure le scuole continuano a subire l’emergenza, i trasporti continuano a non essere sicuri, la didattica a distanza procede pur non essendo accessibile a tutti, le disparità sociali aumentano, come aumenta il malessere degli adolescenti esasperati da una situazione che pare infinita, e l’enorme problema della perdita degli apprendimenti sembra essere svanito nel nulla.
La didattica «a singhiozzo» ha colpito tutti, non solo gli studenti più deboli o chi era in difficoltà prima ancora della Dad. Tutti hanno perso qualcosa, soprattutto i ragazzi e le ragazze delle superiori che in presenza hanno fatto sì e no una manciata di settimane.
Ed è proprio per questo motivo che le misure di intervento non possono riguardare solo alcuni ma devono interessare tutta la popolazione scolastica … leggi tutto