Roma, gli abitanti di largo Preneste difendono il lago dalle ruspe (napolimonitor.it)

di michele colucci

Una nuova accelerazione ha segnato negli 
ultimi giorni la lunghissima battaglia per 
il Lago Bullicante all’ex Snia di Roma. 

Un conflitto iniziato nel 1992, quando dopo un abuso edilizio è spuntato un lago nel mezzo della città e a seguito un intero ecosistema, studiato dagli scienziati di tutto il mondo e vissuto ogni giorno dagli abitanti del quartiere, uno dei più inquinati e cementificati in Europa.

Le energie impegnate in questa “guerra dei trent’anni” a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo hanno ottenuto finora moltissimo: un parco pubblico, un centro sociale, l’esproprio di una fetta consistente della proprietà privata responsabile dell’abuso dove dallo scorso anno la regione Lazio ha istituito un “monumento naturale”, riconoscendo con tutte le tutele necessarie l’importanza dello straordinario processo di rinaturalizzazione.

Ma gli appetiti e le aspettative di profitto sull’area sono ancora moltissimi. E così periodicamente spuntano progetti, speculazioni, deturpamenti all’interno della parte ancora privata, dove sorgono i ruderi dell’ex fabbrica di seta artificiale chiusa ormai nel lontano 1954. Si tratta di interventi pesanti, del tutto incompatibili con l’adiacente monumento naturale. Per questo la richiesta che il Forum del parco delle energie sta portando avanti da tempo è l’allargamento del perimetro della tutela e del monumento naturale a tutta l’area, insieme all’esproprio della parte ancora privata.

Negli ultimi mesi le aperture anche a livello istituzionale verso questa opzione sono state più concrete del solito: si sono espressi a favore sia l’ente regionale che ha in cura le aree naturali di Roma e che ha preso in carico la zona del lago (Roma Natura), sia alcuni uffici del comune di Roma. Forse proprio per questo parallelamente a queste aperture sono iniziati lavori sempre più invasivi nella parte privata che hanno comportato, nel giro di alcune settimane, il quasi totale abbattimento di alberi, nidi, arbusti, specie protette quali il Pino di Aleppo: un piano di desertificazione naturale che ha conseguenze gravi sia sulla parte già pubblica sia sulla continuità ambientale dell’intero contesto.

Un convegno scientifico internazionale lo scorso 14 gennaio aveva segnalato proprio nella compresenza di rinaturalizzazione e pertinenze di archeologia industriale una caratteristica estremamente preziosa del sito, da tutelare nella prospettiva della valorizzazione dell’intreccio tra natura e storia … leggi tutto

(Carlos Ibáñez)

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