Vaccinazioni e superstizioni, i danni della cattiva comunicazione (corriere.it)

di  Beppe Severgnini

Sono sbalordito che, tante persone si siano 
lasciate impaurire. 

La superstizione non è la poesia della vita, come scriveva Goethe. È la paura che si vergogna di se stessa, e si traveste da prudenza.

«AstraZeneca, 1,7 milioni di dosi ferme nei frigoriferi. Il caso Sicilia: 112mila dosi inutilizzate, il 49% di quelle consegnate. Anche la Basilicata ha a disposizione 29.803 dosi, il 47% di quelle consegnate. Non va meglio la provincia di Trento che non ha ancora utilizzato il 45% delle fiale». Ho sempre provato una stima di fondo per miei connazionali: anche troppa, mi rimprovera qualcuno (in Italia e all’estero). Ma quando vedo notizie come queste, confesso, mi cadono le braccia.

La spiegazione è doppia. Una si chiama cattiva comunicazione: la sospensione della somministrazione di Astra Zeneca, in marzo, è stata goffa e confusa. Sarebbe bastato spiegare che molti farmaci da banco hanno effetti colleterali più frequenti, e non meno insidiosi. Stanno scritti nel bugiardino, che però non legge nessuno. La televisione e i social, invece, li frequentiamo tutti.

La seconda spiegazione è più preoccupante. Si chiama superstizione o scaramanzia (la forma light, praticata anche da tifosi, amanti e giocatori). Solo così si spiegano i tanti rifiuti di AstraZeneca (è successo in Puglia, nelle Marche, in Abruzzo, in Liguria) o le risse per ottenere Pfizer (è accaduto a Napoli, sono intervenute la forze dell’ordine) … leggi tutto

(ThisisEngineering RAEng)

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