Seguiamo troppe notizie (ilpost.it)

La pandemia ha ribadito i rischi già noti della 
sovraesposizione a un flusso ininterrotto 
di informazioni, 

un problema che riguarda sia i lettori sia i media

Negli ultimi anni lo sviluppo formidabile e la distribuzione capillare degli strumenti e dei canali tecnologici attraverso cui passa, tra le altre cose, gran parte dell’informazione quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo ha accresciuto una progressiva consapevolezza del rischio di sovraesposizione a un flusso di notizie continuo.

È un rischio che esiste da prima che la diffusione della COVID-19 condizionasse in modo radicale la vita delle persone, ma che la pandemia ha contribuito a rendere ancora più evidente mostrando, al contempo, alcune dinamiche psicologiche alla base dell’impulso spesso incontrollato di consultare fonti di informazione.

Alcuni esperti e psicologi statunitensi hanno cominciato a parlare di doomscrolling per definire la pratica di scorrere ininterrottamente le notizie – perlopiù drammatiche e deprimenti – sugli smartphone o sui computer, occupando parti della giornata che prima della pandemia erano destinate ad altre attività.

Ma la tendenza a cercare compulsivamente informazioni per rimanere costantemente aggiornati sui fatti è un fenomeno che – anche al netto delle espressioni più facilmente riconoscibili come problematiche e morbose – riguarda indistintamente persone di tutte le età, professionisti dell’informazione e non, e fasce della popolazione con alti e bassi livelli di istruzione.

Non è un caso, secondo diversi osservatori, se una parte del gergo (non solo anglosassone) comunemente utilizzato nella descrizione di vari contesti di fruizione dell’informazione – “consumo”, “news feed”, “clickbait” – attinga a sfere semantiche associate anche alla nutrizione, esperienza umana di cui sono note e continuano a essere esplorate le dimensioni patologiche legate a eccessi e abitudini scorrette.

«La maggior parte di noi non capisce ancora che le news stanno alla mente come lo zucchero sta al corpo» scriveva sul Guardian nel 2013 l’imprenditore svizzero Rolf Dobelli, autore del recente libro di auto-aiuto Smetti di leggere le notizie (tradotto in Italia da Silvia Albesano per il Saggiatore).

Da allora è cresciuta ulteriormente la quantità di interventi che riflettono sulle cause e sugli effetti a lungo termine, sia individuali che collettivi, della «dipendenza» dalle notizie, come anche la quantità di consigli condivisi per cercare di arginare questo fenomeno … leggi tutto

(Fringer Cat)

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