Sardegna, il piano di Solinas: Province raddoppiate, 12 capoluoghi (e uno ha 5.283 abitanti) (corriere.it)

di Gian Antonio Stella

Il progetto della giunta Solinas: c’è anche 
Lanusei, 5.283 abitanti.

In totale otto enti provinciali (solo due con più dei 300 mila abitanti)

Viva l’Ogliastra, il mare dell’Ogliastra, il pane pistoccu dell’Ogliastra! Ma ha senso che un’entità locale con un terzo degli abitanti del quartiere romano di ponte Milvio, di questi tempi, diventi una provincia con addirittura due capoluoghi, Tortolì e Lanusei, che svetta in coda, si fa per dire, con 5.283 anime? Eppure la Regione Sardegna tira diritto. E punta in questi giorni a rendere operativa la riforma votata tre settimane fa per fare dell’isola la terra con più capoluoghi provinciali d’Italia e forse del pianeta: dodici. Uno ogni 133.000 abitanti.

Erano tre, una volta, le province sarde. Cagliari, Sassari, Nuoro. Nel 1974 fu aggiunta Oristano. Nel 2001, con il governatore berlusconiano Mauro Pili, ne arrivarono (con operatività dal 2005) altre quattro: Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio. Spazzate via tutte e quattro dal referendum del 2012, trionfalmente passato (il quorum era basso: un terzo degli aventi diritto) con il 97% dei voti. Uno smacco. Corretto nel 2016 con l’istituzione della Città metropolitana di Cagliari (che con sedici comuni del circondario arrivava quasi a un terzo dei sardi) e la fusione del territorio restante più quello del Medio Campidano e di Carbonia-Iglesias uniti nella nuova provincia del Sud Sardegna.

Fin qui la (tormentata) storia recente. Ma poteva la maggioranza di Christian Solinas eletta nella primavera 2019 dal centrodestra e dal Psd’A storicamente di sinistra ma spostato ora dall’altra parte, rinunciare a mettere mano una volta di più al pasticcio? Certo, non era facilissimo per la destra (il cui governatore forzista Ugo Cappellacci si era battuto nel 2011 «per l’abolizione delle Province») e più ancora per la Lega (lo stesso Roberto Calderoli, uomo di punta leghista per le riforme, aveva proposto da ministro «non la soppressione completa» ma di tutte quelle province «che non raggiungono i 300 mila abitanti») fare dietro-front sulla tanto invocata volontà popolare.

Ma come rinunciare a una distribuzione di poltrone a tanti clientes, distribuzione spacciata perfino in questi mesi di pandemia e di vacche magre per una scelta democratica di apertura al dialogo in quei territori?

E così, mentre la pubblica opinione aveva la testa fissa sulle angosce del coronavirus, dei morti quotidiani, delle residenze per anziani, la maggioranza a guida lego-sardista è andata avanti anche su temi meno prioritari. Come l’abnorme gonfiamento degli organici dello staff della presidenza e della giunta con un’impennata di costi che secondo le opposizioni potrebbe superare complessivamente i sei milioni di euro, l’assegnazione al nuovo Segretario Generale di uno stipendio di 285.600 euro (46.600 più di quello dato al capo dello Stato, 14 volte il Pil pro capite dei sardi) o la soppressione dell’Asl unica voluta nel 2017 dall’allora governatore Francesco Pigliaru (scelta assai contestata) per ripristinare le otto vecchie aziende sanitarie (Cagliari, Sassari, Sulcis, Nuoro, Gallura, Ogliastra, Oristano, Medio Campidano) con dotazione allegata di otto direttori generali, otto direttori sanitari, otto direttori amministrativi eccetera eccetera … leggi tutto

(Massimo Virgilio)

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