Covid-19, perché il virus ha dilagato in maniera così devastante.
Un’indagine ha scoperto che grandi responsabilità ricadono proprio sul direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus
Taiwan vanta poco più di un terzo degli abitanti che ha l’Italia (23 milioni e mezzo, contro i nostri 60 milioni). È stata colpita dal Covid più o meno negli stessi tempi in cui la pandemia si è diffusa qui da noi, all’inizio del 2020. Da allora ha però avuto un numero di contagiati quasi irrilevante rispetto a quello italiano (1.256 contro i nostri oltre 4 milioni e 150 mila) e un’assai più esigua quantità di morti (12 contro i nostri 125.000).
Per mettere a paragone Taiwan e l’Italia dovremmo moltiplicare per tre i loro positivi (sarebbero un po’ meno di 4.000) e i loro defunti (salirebbero a 36). In ogni caso non si sfugge al conto finale: Taiwan ha avuto un tasso di contagio e di mortalità incredibilmente inferiore a quello italiano (e di tutti i Paesi occidentali).
Certo Taiwan è un’isola, ha imparato a premunirsi dal virus fin dai tempi della crisi Sars (2003), è dotata di grandi capacità di tracciamento, ha un sistema medico eccellente. Ma, va detto, non «gode» di un regime comunista (vale a dire di un’attitudine alla sorveglianza tipica del sistema ereditato da Mao). Eppure è riuscita a tener testa al coronavirus senza dover ricorrere ad un solo giorno di lockdown.
In un importante libro appena pubblicato, «Il pesce piccolo. Una storia di virus e segreti» (Feltrinelli), Francesco Zambon nota un dettaglio curioso: Taiwan non fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità; ciò nonostante era dotata di un piano per affrontare la pandemia ad ogni evidenza migliore di quello dei Paesi «coperti» dall’Oms. Zambon è quel funzionario Oms costretto un anno fa a ritirare un rapporto già approvato dai vertici dell’Organizzazione nel quale si rivelava come il piano pandemico italiano — a differenza di quello di Taiwan — non era stato aggiornato dal lontano 2006. Mai.
Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità — responsabile, sia pure non unico, di quel mancato aggiornamento — si occupò (assieme ad Hans Kluge direttore di Oms Europa) del caso in modo da non provocare alcun dispiacere al ministro della Sanità Roberto Speranza e soprattutto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che a fine gennaio era andato in tv a magnificare l’adeguatezza di quel piano.
Come? In un battibaleno il report di Zambon è scomparso dalla circolazione; dopodiché l’autore del rapporto censurato è stato incoraggiato a lasciare l’Oms. Anche Ranieri Guerra ha, però, pagato un prezzo: per prudenza si è sentito costretto ad assentarsi dagli amati schermi televisivi attraverso i quali andava imponendosi come uno dei più solerti commentatori dell’intera vicenda Covid … leggi tutto
(Kendal)