di MATTEO MOCA
Quando lo scrittore polacco, poi naturalizzato statunitense,
Isaac Bashevis Singer vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1978, alcuni giornalisti e critici si chiesero come mai Singer, scappato dall’Europa quando la violenza nazista stava già mostrando tutto il suo furore, non si fosse mai occupato nei suoi libri della Shoah.
Certo, Singer non se ne occupò mai direttamente scrivendo storie ambientate in quell’atmosfera, ma ogni sua pagina e ogni sua riga sono attraversate da un’analisi profonda della cultura ebraica e dal tentativo di dare a questa una rappresentazione che si muove geograficamente tra molti luoghi del mondo, in particolare quelli della sua esistenza, l’Est europeo e gli Stati Uniti d’America, la patria della sua famiglia e quella che molti ebrei come lui saranno costretti a scegliere nel ventesimo secolo.
D’altronde Singer era figlio di un rabbino (oltre che fratello dell’altrettanto straordinario scrittore Israel Joshua Singer) e non deve sorprendere dunque la presenza così pervasiva del tema ebraico nella sua opera. Si può recuperare in rete una vecchia intervista al premio Nobel fatta da Enzo Biagi e incentrata proprio sul rapporto tra lo scrittore e la cultura ebraica. Singer nel breve dialogo si muove con grande libertà tra i suoi ricordi, con un occhio anziano che pare essersi lasciato alle spalle le sofferenze e torna con piacere e nostalgia a momenti che gli dovevano sembrare appartenere a un passato molto remoto, e si concentra proprio sul significato che aveva nella famiglia il ruolo di rabbino del padre: da un rifiuto temporaneo dell’atmosfera religiosa che si respirava in casa, dettato anche da pose anticonformiste e da uno spirito da «libero pensatore», il passare degli anni e la maturità raggiunta con lo scorrere dell’età, lo hanno portato a riflettere su come ciò che è presente nel mondo non possa essere nato da un accidente, ma come ci debba essere qualcuno responsabile dell’origine di tutto.
A partire dal 2017, con il romanzo Keyla la rossa, la casa editrice Adelphi sta portando avanti la pubblicazione dell’opera dello scrittore con la cura di Elisabetta Zevi e i volumi che sono stati fino a oggi pubblicati sono già una testimonianza importante per conoscere il lavoro di uno tra i maggiori scrittori del Novecento.
Come si diceva, Singer visse sulla sua pelle l’evento più violento di tutto il secolo e in ognuno di questi libri la cultura e il mondo ebraico sono protagonisti assoluti e hanno a che fare tanto con il mondo polacco e le origini dell’ebraismo in quella regione, quanto con la posizione della cultura ebraica negli Stati Uniti … leggi tutto