Biden riconosce il massacro di Tulsa. “Suprematismo bianco la minaccia più grave” (euronews.com)

di Giulia Avataneo

Un altro muro che cade. 

Joe Biden è il primo presidente in carica a recarsi a Tulsa e a riconoscere uno dei più dei più oscuri e soppressi momenti di violenza razziale della nazione. Lo ha fatto nel giorno del centenario degli eventi di Tulsa, dove ha definito il suprematismo bianco la più grande minaccia per il Paese.

Un massacro sotto silenzio

“Per troppo tempo – ha esordito Biden – la storia di ciò che ha avuto luogo qui è stata mantenuta sotto silenzio, ammantata di oscurità. Ma solo perché la storia è silenziosa, non significa che non abbia avuto luogo. E mentre l’oscurità può nascondere molto, non cancella nulla. Alcune ingiustizie sono così atroci, così orribili, così gravi, che non possono essere sepolte, non importa quanto duramente si provi a rimuoverle”.

Il presidente ha rimosso quel muro di omertà che per molto tempo ha fatto sì che i fatti di Tulsa fossero definiti “disordini” anziché un vero e proprio massacro a sfondo razziale. A testimoniare questa presa di coscienza c’erano gli ultimi tre sopravvissuti di quella strage, Viola Fletcher, Hughes Van Ellis e Lessie Benningfield Randle, all’epoca tutti bambini.

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