Gli autogol nel mondo del lavoro (corriere.it)

di Dario Di Vico

I grandi numeri ci dicono che più l’impresa ha 
il tempo di testare e formare il neo-assunto più 
le chance di stabilizzazione aumentano. 

Il contrario della filosofia del Di Maio prima maniera

Chissà se Luigi Di Maio dopo l’autocritica sul giustizialismo ci riserverà un bis sul lavoro. I fatti glielo suggerirebbero visto che il decreto pomposamente battezzato «Dignità» sul medio periodo ha mostrato tutte le sue pecche. E non a caso davanti a una crisi acuta dell’occupazione, come quella che stiamo attraversando, è stato ritoccato con il principio della deroga. Il tempo, notoriamente galantuomo, ha dimostrato come il restringimento del periodo di durata massima del contratto a termine a un anno alla fine ne abbia accentuato il carattere di precarietà e fragilità.

Riducendo ai minimi termini il valore occupazionale di un contratto a tempo determinato stile «porte girevoli». Ma in una fase in cui la ripartenza delle assunzioni post-epidemia sta segnando un massiccio utilizzo dei contratti a termine varrà la pena tornare sul luogo del delitto.

Occorrerebbe che il governo chiarisse, prima di tutto a sé stesso, cosa intende per contratto a termine, se lo considera o no come una sorta di transizione verso l’impiego a tempo indeterminato. I dati militano in questa direzione indicando che rappresenta sì la stragrande maggioranza degli ingressi ma che quel flusso alla fine, anche qui nella maggior parte dei casi, finisce per allargare la piante organica delle imprese.

Trasformando quindi il tempo determinato in posti fissi. In sostanza i grandi numeri ci dicono che più l’impresa ha il tempo di testare e formare il neo-assunto più le chance di stabilizzazione aumentano. Il contrario della filosofia del Di Maio prima maniera. Che fare, dunque? Il governo forse dovrebbe prendere atto, rinunciando a qualsiasi ipocrisia, delle modalità di funzionamento del mercato del lavoro ed estendere la durata massima del contratto a termine a due anni, senza l’inutile escamotage della causale … leggi tutto

(Jonathan Farber)

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