di Susanna De Guio e Alessandro Peregalli
Le immagini aeree dell’avenida Paulista inondata
di persone hanno fatto il giro del mondo lo
scorso fine settimana.
L’immensa manifestazione lungo il famoso viale al centro di San Paolo, la città più popolata del Brasile, simboleggiava quel che si stava ripetendo in oltre 200 municipi in tutto il paese. Il 29 maggio, nelle principali capitali regionali, i cortei hanno portato in strada decine di migliaia di persone e si sono replicati anche in 13 città all’estero. Si tratta della prima grande manifestazione contro Bolsonaro con adesione di massa dall’inizio del suo governo.
L’evento acquisisce un’importanza significativa perché avviene in un contesto di grande fibrillazione sociale in tutta la regione latinoamericana, in cui il Brasile sembrava finora il grande assente. Ma soprattutto si inserisce in un conflitto politico e istituzionale che dura nel paese fin dall’inizio della pandemia e che ha visto finora le strade occupate dai supporters del presidente, negazionista nei confronti della pandemia, mentre all’opposizione è toccato sostenere ed esigere politiche per la riduzione dei contagi che prevedono misure di distanziamento fisico.
Perché dunque movimenti, partiti e sindacati sono disposti adesso a scendere in piazza, nonostante il rischio di assembramenti, e con un numero di contagi quotidiano tutt’altro che rassicurante?
Il negazionismo di Bolsonaro di fronte alla Covid-19
Per capire che cosa è cambiato in Brasile rispetto a un anno e mezzo fa, quando si registravano i primi contagi di SARS-CoV-2, è necessario analizzare le strategie adottate da Bolsonaro per affrontare l’emergenza sanitaria, la peggiore gestione del mondo secondo uno studio dell’istituto australiano Lowy uscito lo scorso gennaio.
Il presidente brasiliano ha dimostrato fin dall’inizio della pandemia di sottovalutarne gli effetti, qualificandola come una gripezinha, una febbriciattola, rifiutando l’uso della mascherina, promuovendo medicinali la cui efficacia non è comprovata, come la clorochina, e soprattutto negando l’introduzione di quarantene e restrizioni per ridurre la propagazione del virus – cosa che invece stava accadendo in Europa e nei paesi vicini in America Latina – per salvaguardare la produzione, come affermava chiaramente la campagna comunicativa del governo: “il Brasile non si può fermare” … leggi tutto
Em São Paulo, manifestantes tomam a #AvenidaPaulista em ato contra #Bolsonaro e a favor da #vacina. VEJA VÍDEO https://t.co/rRDwFGIXub #G1 pic.twitter.com/BxFRVCwnWz
— g1 (@g1) May 30, 2021