Vinterberg. Bere per non dimenticare (doppiozero.com)

di Claudio Cinus

A Thomas Vinterberg i quarantacinque secondi 
concessi ai vincitori per il loro discorso di 
ringraziamento non sarebbero bastati. 

Per sua fortuna, ha vinto il Premio Oscar al miglior film internazionale in un anno molto particolare. Quanti hanno deciso di partecipare di persona alla cerimonia nonostante le difficoltà logistiche e sanitarie sono stati premiati con una maggiore libertà di gestire il tempo a disposizione sul palco, senza temere l’implacabile aumento di volume della musica a coprire le loro voci.

Il regista danese si è trattenuto per ben quattro minuti: un’eternità per i rigidi tempi televisivi e il peggiore degli incubi per i produttori dello spettacolo. Ma aveva un ottimo motivo per farlo.

Il suo ultimo film Un altro giro ha ottenuto il premio più prestigioso al termine di un lungo percorso che lo aveva visto selezionato per l’edizione di Cannes del maggio 2020 cancellata a causa della pandemia, partecipare a tutti i principali festival dell’autunno scorso (era anche nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma) e vincere altri importanti premi, tra cui risalta il trionfo agli European Film Awards. Vinterberg, nelle varie occasioni in cui ha pronunciato dei discorsi di ringraziamento e come poi è accaduto anche agli Oscar, ha sempre iniziato con gioia e divertimento, per poi concludere con una personale nota malinconica.

Ha dedicato ogni premio, come già l’intero film, a sua figlia Ida, che vi avrebbe dovuto recitare ed era stata coinvolta nella pre-produzione, ma è morta in un incidente stradale appena qualche giorno dopo l’inizio della lavorazione. Il padre ha commemorato la figlia in ogni possibile circostanza, fino a quella più importante nella Union Station di Los Angeles.

Le cicatrici di questo terribile ricordo, manifestate pubblicamente assieme alla soddisfazione per ogni premio ricevuto, sono perfettamente coerenti con il senso del suo film: una celebrazione della gioia di vivere, da accogliere nonostante la consapevolezza che i dolori che il destino può procurare facciano intrinsecamente parte della vita … leggi tutto

(Denise Jans)

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