Nel luglio del 1946, su un aereo DC-9 da trasporto
truppe partito da Fiumicino, si trovano alcuni
ufficiali con due uomini e una donna. I due uomini
sono Vincenzo Arangio-Ruiz, ministro di tre governi
transitori dopo la Liberazione, e Agostino Gemelli,
il fondatore dell’Università Cattolica.
L’unica donna è Carla Capponi. “Impiegata del ministero della Guerra?”, chiedono i passeggeri. “Partigiana”, risponde lei. Gemelli allora esclama: “Signori ufficiali, abbiamo l’onore di viaggiare con un’eroina della Resistenza italiana!”. I militari le fanno il saluto e Carla arrossisce, ma si chiede anche se quella forma di rispetto sia seria o una presa in giro. Il viaggio per Milano è turbolento e quando Elio Vittorini la accoglie per portarla alla sede del Partito comunista in via delle Botteghe oscure e le chiede com’è andato il viaggio, Carla ammette di aver avuto molta paura. “Più dei nazisti?”. “È un’altra paura”. Solo due anni prima, era lei a terrorizzare i nazifascisti.
La sua militanza comincia il giorno dopo l’assedio di San Lorenzo, a Roma. Carla, che proviene da una famiglia di origine marchigiana di fede antifascista, lavora come dattilografa nel Corpo reale delle miniere quando, il mattino del 14 luglio 1943, sente le sirene dell’allarme suonare … leggi tutto