L’ultimo mese è stato un pessimo mese per le
compagnie di combustibili fossili.
E un pessimo mese per il fossile, è un buon mese per il pianeta.
L’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) ha pubblicato il rapporto 2021 nel quale delinea la rotta del settore energetico globale per arrivare allo zero netto di emissioni entro il 2050. Non solo ha affermato che gli impegni dei governi sono ben al di sotto di ciò che è necessario per azzerare le emissioni del settore energetico entro il 2050 e mantenere la temperatura sotto 1.5 gradi, ma ha dichiarato che non esiste più la necessità di nuovi investimenti fossili. Il rapporto AIE è il primo a porsi con un approccio più negativo che positivo sui combustibili fossili e ha dato il via ad un mese di grandi e piccole vittorie sul settore.
Il 26 maggio, per la prima volta, un tribunale ha ordinato ad una compagnia fossile una riduzione delle emissioni in linea con obiettivi climatici internazionali. In una sentenza storica, una corte olandese ha imposto a Shell di tagliare le proprie emissioni del 45% entro il 2030 in linea con gli Accordi di Parigi. La sentenza è da applicare a tutto il gruppo Shell che ha sede nei Paesi Bassi ma è costituita nel Regno Unito e, se non verrà capovolta in appello, si prevede che l’azienda dovrà accelerare radicalmente la transizione energetica per aderire agli obiettivi imposti.
Certo, la possibilità di appello esiste. È accaduto altre volte in passato. C’è da augurarsi, dunque, che non rimanga una svolta solo a livello simbolico. Anche perché, come riferisce Bloomberg, le emissioni totali di gas serra di Shell, nel 2019, per esempio, sono state di 1,65 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, circa le stesse della Russia, il quarto inquinatore mondiale.
Le aziende, al contrario di molti paesi, non fanno parte dell’accordo di Parigi sul clima e finora non sono vincolate da impegni nazionali. Ma Larisa Alwin, il giudice olandese che ha presieduto la causa Shell, ha affermato che le aziende hanno un peso significativo da sostenere: “Le aziende hanno una responsabilità indipendente, al di là di quello che fanno gli Stati. Anche se gli Stati non fanno nulla…le aziende hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani”.
Nella stessa settimana, anche la Exxon ha subìto un contraccolpo significativo. Un piccolo fondo d’investimento attivista e pro-clima, Engine No.1, ha conquistato tre posti (su 12) nel consiglio di amministrazione Exxon con l’obiettivo di far cambiare strategia alla compagnia il cui modello di business è ancora fortemente incentrato sul fossile, anche in un momento in cui tutto il settore dovrebbe muoversi verso la decarbonizzazione e la transizione energetica … leggi tutto