Il privilegio della cultura, la cultura del privilegio. Sulle biblioteche comunali napoletane (napolimonitor.it)

di cecilia arcidiacono

Avevo dieci anni la prima volta che ho messo 
piede in una biblioteca. 

Era l’estate tra la quinta elementare e l’inizio della prima media. L’estate in cui avrei abbandonato le bambole, ma non ancora Ken e Barbie. Mia madre, preoccupata del mio ozio estivo, liberato finalmente dai compiti per le vacanze, pensò bene di trascinarmi nella biblioteca comunale del mio paese ai piedi del Pollino, a scegliere un libro da recensire per un concorso dedicato a piccoli lettori e lettrici.

La prima impressione, entrando, fu quella di varcare la soglia di un ufficio della burocrazia dove a volte accompagnavo di malavoglia i miei a fare i servizi.

Tutto era asettico e caotico insieme: uno stanzone silenzioso, dalle pareti bianche, su cui erano poggiati scaffali grigi e bassi. I libri, disposti in ordine alfabetico con le dovute fascette bianche, stavano lì come stanno gli oggetti nelle teche dei musei: composti e immobili. Qualche sedia di metallo sparsa per la stanza fungeva da sala lettura.

Fu mia madre a scegliere il libro: Lessico famigliaredi Natalia Ginzburg. Ricordo di averlo letto a fatica e di averci capito ben poco, ma scrissi comunque una recensione, che non vinse il concorso.

Lessico famigliare fu archiviato nella memoria come “libro x” fino a quando, qualche anno fa, non l’ho ripescato da un banco dell’usato e l’ho letto d’un fiato. Quello fu il primo e l’ultimo libro preso in prestito e anche la mia prima e ultima visita lì dentro.

Ci vollero altri dieci anni prima di riaffacciarmi in una biblioteca, quando dalla provincia del sud iniziavo ad abituarmi alla vita da studentessa a Bologna; solo allora ho capito cosa può essere una biblioteca. Innanzitutto mi colpì il numero di biblioteche in città: ogni quartiere, anche quello più periferico, ha una biblioteca comunale che, oltre al prestito, viene usata da associazioni e gruppi per proporvi attività, anche non necessariamente legate alla lettura.

Il primo impatto fu con Sala Borsa, un enorme edificio della Camera di Commercio rifunzionalizzato in biblioteca comunale nel 2001: qui tutto il materiale è consultabile prima di essere preso in prestito, anche senza iscrizione.

Oltre ai libri: film, libri fotografici, di arte e architettura, guide turistiche, riviste, anche straniere, a cui è dedicato un ampio spazio di consultazione, spesso frequentato da persone senza fissa dimora che lì trovano un posto comodo e al caldo per leggere il giornale … leggi tutto

(Cristina Gottardi)

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