Il pupazzetto nazi nero su bianco di Munari, nell’Italia delle sfumature di grigio (huffingtonpost.it)

di Giampiero Mughini

H come hitlerita. 

Forse la più fatale pagina di un libro dell’intera storia della moderna editoria italiana di qualità

C’è la pagina di un libro che è forse la più fatale dell’intera storia della moderna editoria italiana di qualità, se è vero che quella pagina ha fatto sì che ne venisse sotterrato uno dei tanti capolavori di Bruno Munari, l’Abecedario pubblicato da Einaudi nel 1942 e successivamente divenuto introvabile.

Al punto che Claudio Pavese, il più importante studioso e collezionista italiano delle edizioni Einaudi dal loro debutto fino ad oggi, non era mai riuscito a trovarne una copia – forse l’unico libro del catalogo Einaudi assente dalla sua collezione – e questo sino a pochi giorni fa, quando uno dei migliori librai antiquari del moderno, l’Alessandro Santero di Asti, gliene ha trovato una copia che Pavese ha pagato 4000 euro. Santero quella copia l’aveva trovata del tutto casualmente in un blocchetto di libri per bambini acquistati tempo fa, e difatti quel gioiello di Munari era stato pensato dal Giulio Einaudi del 1942 come facente parte di una terna di libri per bambini e questo perché l’editore di libri per bambini aveva diritto a un sovrappiù della carta il cui razionamento era soffocante per un editore italiano del 1942.

I tre libri erano il Munari, il magnifico Le bellissime avventure di Caterì dalla trecciolina assieme scritto e disegnato dalla debuttante Elsa Morante, e il Caccia grossa fra le erbe di Mario Sturani, un libro per immagini del pittore e creatore principe delle ceramiche Lenci degli anni Trenta.

Come diceva il titolo, il libro di Munari era un libro costruito pagina dopo pagina da ciascuna lettera dell’alfabeto italiano alla quale erano dedicate due pagine, la pagina di sinistra a indicare la lettera, la pagina di destra con la raffigurazione di un qualche cosa che cominciava con quella lettera. A sinistra la “D”, a destra la raffigurazione di un “dromedario” e di un “dado”.

Ed ecco lo scandalo. Arrivati alla lettera “H”, alla pagina di destra la raffigurazione era quella di un “hitlerita”, di un soldato nazi che sventolava la bandiera con impressa la croce celtica. Pupazzetto più pupazzetto meno, e allora?, direte voi. E invece no, questo lo dite perché vivete nel terzo millennio inoltrato … leggi tutto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *