di Giancarlo Mazzuca
Ci sono analogie tra la ripartenza del dopoguerra e quella dopo la pandemia che fanno ben sperare
Non sarebbe il caso di cominciare a parlare di un nuovo miracolo economico italiano? Mi sono fatto la domanda dopo che, nei giorni scorsi, lo stesso Draghi, parlando all’Accademia dei Lincei, ha dichiarato che le previsioni sul Pil, già proiettato nel 2021 verso una crescita del 4,2% (esattamente la stessa che si dovrebbe registrare in media nell’intera Unione Europea), potrebbero essere riviste ancor più in rialzo.
Considerando che “SuperMario” è sempre molto cauto nelle sue “profezie”, l’ottimismo del premier dovrebbe farci riflettere: siamo davvero in vista della Grande Ripartenza?
Intendiamoci, non conviene esagerare nell’ottimismo che può rivelarsi eccessivo con tante delusioni dietro l’angolo. Basta, infatti, rivedere le cifre del crollo economico causa Covid per renderci conto dei danni subìti: l’Azienda Italia ha dovuto reggere una caduta del Pil che ha toccato l’8,9%, più del doppio delle previsioni di crescita di quest’anno prima dell’ultima previsione di Draghi.
Per tornare ad una situazione ante -pandemia, ci vorranno davvero tanti sforzi. E, in tal senso, ha ragione il presidente del Consiglio quando afferma che bisogna mantenere la guardia alta (non solo sul fronte economico) e che l’obiettivo resta quello di tornare ai livelli pre-Covid.
Non dobbiamo neppure dimenticare neppure le controindicazioni di una ripresa a marce forzate: è il caso dell’inflazione che sta tornando a crescere così come sta accadendo anche alle quotazioni del petrolio. Per non parlare del macigno del debito pubblico che rende sempre più necessaria la distinzione fatta dal premier tra debito cattivo (legato al moltiplicarsi dei soliti sussidi) e debito buono (per fini veramente produttivi) … leggi tutto