La moralità che serve allo Stato (corriere.it)

di Sabino Cassese

Carceri, bisogna sapere subito quanto siano 
estese le violazioni del diritto e della giustizia

La polizia penitenziaria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (e in molti altri luoghi di pena), i carabinieri in caserme di Roma e di Piacenza, gli stessi magistrati (osservatori autorevoli come Luciano Violante e Guido Neppi Modona hanno lamentato il preoccupante aumento di magistrati coinvolti in indagini penali): che fare se i custodi della virtù si macchiano essi stessi di gravi colpe, spesso nei luoghi dove dovrebbe essere difesa la giustizia, abusando della propria autorità?

Il grande sociologo Max Weber ha scritto che lo Stato ha il monopolio dell’uso della forza, in vista dell’attuazione dell’ordinamento, aggiungendo, però, che tale uso deve essere legittimo. I manganelli adoperati a Santa Maria Capua Vetere erano gli stessi di quelli della polizia di Scelba: ma quest’ultima li adoperava (non sempre) per impedire illegittimità o reprimerle, nel carcere campano sono stati adoperati per arrogarsi un illecito potere di punire. Carabinieri e magistrati hanno in qualche caso commesso il tipo di reati che dovevano perseguire, dalla truffa allo spaccio di droga.

I vertici della polizia penitenziaria, dichiarando la propria incolpevolezza perché ignoravano l’accaduto, hanno implicitamente rivelato la loro incapacità.

È ora bene che la giustizia venga restaurata e i colpevoli puniti, sollecitamente, ma senza venire incontro a sentimenti popolari. Inoltre, non dovrebbero farsi condizionare dalla rivolta dell’opinione pubblica, rifuggendo da quella «giustizia da cadì» che Max Weber criticava. Ma, indipendentemente dal corso della giustizia, che cosa farà lo Stato per ristabilire la sua moralità in futuro, per evitare il ripetersi di questi fenomeni? Ecco un piccolo elenco delle azioni necessarie in uno Stato ben ordinato.

Innanzitutto, quello che è accaduto dentro e fuori di caserme e carceri, i reati commessi da coloro che amministrano la giustizia, dall’ultimo secondino al più alto magistrato, sono casi isolati o mali diffusi? Bisogna sapere subito quanto estese sono le violazioni del diritto e della giustizia commesse dagli uomini e dalle donne che dovrebbero assicurarne il rispetto. Una inchiesta amministrativa comprensiva e accurata è necessaria.

In secondo luogo, siamo sicuri che alla macchina siano preposte le persone giuste? I magistrati sono selezionati e poi formati per esercitare le funzioni giudicanti. Si può ragionevolmente dubitare che siano in grado anche di guidare il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Altrimenti, avrebbero scelto meglio i loro collaboratori, avrebbero avuto linee di comando più funzionali, avrebbero saputo quel che accadeva nei penitenziari. E sarebbero stati informati del tentativo di occultare le responsabilità.

Gli eventi recenti hanno mostrato un deficit di professionalità al quale va posto rimedio. Il ministero della Giustizia è un pezzo dell’apparato esecutivo; non può esser gestito da coloro che sono stati selezionati per sedere nelle aule di giustizia … leggi tutto

(niu niu)

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